Ultimo aggiornamento 2 Dicembre 2022 11:14 di Stefano Cori
Dalle false comunicazioni al mercato, alle finte fatturazioni nell’ambito dell’indagine Prisma, non sono stati certo pochi i punti di rottura ad aver scatenato il caso Juventus. Una questione che, con importanti falle sulla manovra stipendi nel 2020 e 2021 e sulle plusvalenze artificiali, si è poi mostrata come una vera e propria bufera. Con ben 11 dirigenti accusati, le conseguenti dimissioni a blocco del Cda e la richiesta di rinvio a giudizio per Andrea Agnelli, la Juve sembrerebbe essere del resto solo una delle tante, come ritenuto dallo stesso Andrea Abodi.
Delle pesanti accuse quelle rivolte ai bianconeri, con correlate crisi interne e terremoti mediatici non indifferenti in cui si è trovato naturlamenete coinvolto l’intero mondo del calcio. Il caso Juventus sarebbe difatti solo la punta dell’iceberg di uno scenario ben più complesso, solo parte più evidente di un fenomeno rivelatosi adesso, seppur da sempre presente.
“La situazione della Juve è soltanto la punta estrema e, per certi versi, anche clamorosa di un fenomeno su cui non possiamo voltarci dall’altra parte. Probabilmente la Juventus non è l’unica – ha infatti dichiarato Abodi, come riportato su Tuttosport.
“È il momento di mettere ordine e di andare a controllare in maniera più puntuale, perché ci sono società che si comportano in maniera estremamente corretta e altre che, evidentemente, hanno interpretato in maniera troppo particolare le norme“.
Abodi sul caso della Juve: “Spero che i fenomeni degenerativi vengano regolati”
Una questione che, come spiegato dallo stesso Abodi, andrebbe al di là dei soli confini della Juve. Questo determinerebbe così ora fondamentali interrogativi anche dal punto di vista dei comportamenti da adottare per preservare un’equa competizione ora altalenante nel settore.
“L’autonomia sportiva deve esser garantita, ma i comportamenti gestionali devono esser monitorati, analizzati, valutati ed eventualmente sanzionati – ha continuato poi Abodi – Mi auguro che i fenomeni degenerativi vengano regolati all’interno del sistema sportivo“.
Una chiara posizione che ben si allinea anche a quanto affermato da lui stesso negli scorsi giorni, definendo come “atto opportuno” le dimissioni dell’intero Cda. Un gesto di grande responsabilità che presenterebbe tuttavia un importante contrasto un’inchiesta potenzialmente allargata anche ad altri soggetti. Una paura che lo stesso presidente federale Gabriele Gravina aveva espresso, rafforzando così anche i dubbi del ministro dello sport.
Un pensiero, quello di uno scenario che si estenderebbe anche ad altre squadre oltre alla Juventus, che sembrerebbe condiviso anche da Zdenek Zeman:
“Io non penso che solo la Juve abbia problemi nel calcio, o sia l’unica che agisce in un certo modo, è solo che la procura di Torino è più sveglia – aveva infatti dichiarato l’allenatore ceco durante la presentazione del suo libro – Servono altre Procure che agiscano in un certo modo“.
Invita in ogni caso alla calma il presidente del Coni, Giovanni Malagò, onde evitare di dare “giudizi sommari” nel valutare uno scenario dai molteplici aspetti complessi.
Liliana Longoni