Ultimo aggiornamento 7 Settembre 2022 16:31 di redazione
Alla vigilia dell’esordio in Europa League sul campo del Ludogorets, il tecnico della Roma José Mourinho ha rilasciato delle dichiarazioni all’UEFA toccando diverse tematiche tra cui il suo approdo a Roma, la vittoria europea della scorsa stagione e non solo.
“Come mi sento? Sono l’unico che ce l’ha fatta, nessun altro giocatore o allenatore ci è riuscito (mostrando il tatuaggio con le tre coppe UEFA sulla sua spalla destra, ndr). Mi fa davvero ridere, ci stiamo scherzando su, ma se ci pensi è qualcosa di cui essere orgogliosi. Tuttavia, di strada da fare ce n’è ancora tanta e proverò a ottenere qualcosa in più.”
In merito al suo arrivo alla Roma:
“Sebbene si debba studiare sempre prima di arrivare in un club, dico che conoscerai quei giocatori e quel club quando inizi a lavorare con loro. La cosa fondamentale era costruire una mentalità che alla Roma non era presente da tanti anni. È stata costruita parallelamente a un altro elemento per me cruciale: l’empatia. L’empatia per me va oltre il gruppo, si estende anche a come è percepito il club dal resto della società, questo club vale molto più della squadra, ha un peso enorme, subisce pressione dalla comunità e dai tifosi. Era una stagione importante per il club e a essere onesto anche per me.”
Sulla Conference League della passata stagione:
“In finale una squadra dovrebbe sentirsi più a suo agio possibile. Non ho mai creduto al fattore sorpresa. Per me questa è una squadra alla Mourinho, una squadra in cui i giocatori si sentono a proprio agio, come una zattera che finisce dispersa e va salvata. I giocatori interpretano il ruolo degli artisti. Noi non siamo gli artisti e in partite come questa gli artisti devono fare la differenza e ne ho avuti alcuni che lo hanno fatto. I tifosi hanno preso d’assedio la città e questo ha aiutato la Roma a festeggiare la vittoria di un titolo dopo tanti anni.”