Ultimo aggiornamento 22 Aprile 2022 13:18 di redazione
Radja Nainggolan ha rilasciato un’intervista a Fanpage dove sono stati toccati molti punti interessanti: il ritorno in Belgio, la situazione attuale del Napoli, l’Inter e il ricordo degli anni passati della Serie A.
Sul ritorno in Belgio: “Per me è curioso. Sono stato più tempo in Italia che in Belgio. Per il momento l’esperienza è positiva. La quotidianità dell’Italia però mi manca, anche perché lì sono cresciuto e sono diventato uomo. Ora sto vivendo da adulto nella città dove sono stato bambino“.
Parlando del Napoli: “Credo che quest’anno avrebbe potuto davvero vincere lo Scudetto. Però è arrivato il pareggio con la Roma, dopo aver perso tante partite in casa in maniera infelice. Dopo questo pareggio è più difficile. Sono due piazze molto simili, due piazze talmente passionali dove le aspettative sono enormi e dovrebbero sognare in silenzio. Servirebbe un maggiore equilibrio“.
Poi è tornato sull’esperienza all’Inter: “Con Conte non ho avuto alcun problema. Ho lavorato cercando di ricavarmi il mio spazio e lui ha fatto altre scelte, che rispetto. È facile dire ‘Non gioco, l’allenatore non è bravo’. Per me Conte è un allenatore importante, e non per niente ha riportato lo Scudetto a Milano. Io poi ho fatto una scelta tornando a Cagliari, dove mi sono sempre sentito a casa. A Lukaku gliel’ho sempre detto, per me all’Inter era l’attaccante più forte al mondo perché c’erano un sistema di gioco, un allenatore e una squadra fatti per lui. Il suo sogno era di sfondare al Chelsea, è la terza volta che ci va e ha fatto la stessa fine. Io penso che se fosse rimasto all’Inter poteva essere il miglior attaccante al mondo per 4-5 anni ancora. E glielo dico ancora perché è quello che penso. Penso che lo scudetto lo vincerà di nuovo l’Inter, è la squadra più completa ed ha la rosa più lunga“.
Si conclude l’intervista con un pensiero sul livello dei centrocampisti quando il belga militava nella Roma: “Avevo una concorrenza importante. C’erano giocatori come Pjanic, Hamsik, e gli stessi De Rossi e Strootman, che giocavano con me. Poi per i gol Hamsik era impressionante, faceva 15 gol a stagione, si inseriva meglio di me e batteva anche i rigori. Ho sempre detto di essere un giocatore diverso perché facevo giocare meglio gli altri, lavoro per far uscire il meglio dagli altri. Per me la cosa più importante è sempre la squadra“.
Giuseppe Carella