Ultimo aggiornamento 29 Gennaio 2017 14:14 di
Ci sono stati tanti duelli, nella storia. Scontri epici all’arma bianca, narrati nei poemi prima e nei romanzi poi. Ma il più famoso rimane comunque quello tra Ettore, figlio di Priamo re di Troia, e Achille, il semidio combattente da parte achea.
Battaglia sanguinosa e che lascia chiunque la legga attonito, grazie a quella maestria omerica per cui non si sa mai per chi “tifare”, poiché da un lato c’è il giusto e dall’altro il buono, come nel caso dei due eroi: infatti, formalmente hanno ragione sia gli achei che Achille, ai quali sono stati sottratti sia Elena, sposa di Menelao rapita da Paride, sia Patroclo, migliore amico di Achille ucciso proprio da Ettore. Tuttavia non si può non strizzare l’occhio verso Ettore, che prima di andare a combattere “affronta” la moglie Andromaca, che gli implora di non scendere in campo, sapendo quale sarà il triste destino nello sfidare Achille.
Quando, nel primo anno di liceo, si studiano queste meravigliose parole, lo spirito di emulazione non può far altro che riportarti su quel campo da tennis dove ti alleni da un paio d’anni: quel sudore, quelle urla di sforzi, quelle racchette che assomigliano maledettamente alle spade dei due eroi non sono altro che lo scenario di una nuova Troia.
Mentre ti alleni cresci col mito di due grandi tennisti-guerrieri, Roger Federer, lo svizzero con più classe che erre nel nome, e Rafael Nadal, l’uomo coi muscoli più definiti d’Europa (e per il quale provi un po’ di sincera invidia, dal momento che tutte le ragazze che conosci lo guardano come fosse, lui sì, un semidio). Due uomini diversi, due stili di gioco diversi, due mondi diversi: proprio come Ettore e Achille.
Passano gli anni e mentre loro si spartiscono trofei tu al massimo ti spartisci i voti in matematica. Finisci poi all’Università e nel frattempo il tempo passa e si aggiungono nuovi eroi, come Djokovic, Murray o personaggi meravigliosi che ti fanno amare questo sport come Nishikori.
26 Gennaio 2017. Ti mancano veramente pochi esami alla laurea (ce ne hai messo di tempo, eh?) e tornando a casa vedi scritto “Roger Federer in finale agli Australian Open“. Tanto preso dall’esame che hai appena sostenuto, non sai nemmeno chi stia combattendo (pardon, giocando) per vincere il primo slam dell’anno. Guardi allora il tabellone e vedi che nell’altra semifinale c’è Rafa Nadal. “Sarebbe bello poterli rivedere, anche solo per l’ultima volta”, dici tra te e te.
Probabilmente il Dio del tennis è seduto vicino a te, in quel polveroso treno dove hai letto questa notizia, e ha deciso di regalarti un sogno. E non importa se alla fine ad aggiudicarsi il titolo è stato Federer, anche se certo, vedere Ettore prendersi la sua rivincita è molto bello.
Grazie Roger, grazie Rafael. Grazie perché, in un mondo in cui a 22 anni non sei più “giovanissimo” per lo sport, dimostrate ancora che si può essere giovani quanto si vuole, ma la classe rende giovani anche chi giovane non lo è più. Al prossimo duello, cari Ettore e Achille.