Allenare la squadra per cui facevi il tifo, della tua città, è un qualcosa di inestimabile. Ci sono stati diversi esempi nel corso delle varie stagioni, di tecnici che arrivano sulla panchina del club che fa sede nel luogo in cui sono nati o cresciuti, o entrambe le cose. Possiamo citare Mazzone alla Roma, Malesani al Verona, il compianto Imbriani al Benevento, tanto per dirne alcuni. Ma nel destino di un driver abbastanza navigato come Walter Novellino, il fato ha voluto che solo adesso il manto erboso del Partenio-Lombardi potesse essere calpestato dall’allenatore irpino, come una bella storia d’amore.
LE ORIGINI – Walter Novellino, all’anagrafe Alfredo Walter Amato Lenin Novellino, nasce il 4 giuno 1953 a Montemarano, piccolo comune con poco più di tremila anime, in Irpinia e che ha dato i natali, tra l’altro, a Giuseppe Antonio Doto, uno dei più potenti mafiosi italo-americani di New York negli anni trenta, amico di Lucky Luciano, non proprio gente simpatica ecco. Forse perchè legati dal carnevale, festeggiato anche in quel fazzoletto di aria pura della provincia avellinese, Walter trascorre la sua infanzia in Brasile. Un italiano in Brasile. Cosa può fare ” ‘o piccirillo”? Due più due, quattro : giocare a calcio. Il padre sembrava avere una certa simpatia per il rosso, meglio se su quello stesso
colore campeggiava una falce ed un martello : se non vi siete accorti che tra i suoi nomi risulta uno abbastanza impegnativo, tipo quello di un rivoluzionario abbastanza conosciuto. Walter successivamente accosterà a quel colore ad un altro, il nero, quando arriverà ad indossare la maglia del Milan vincendo il tricolore della stella nel 1979 e due anni dopo anche il Campionato di B. Monzòn, come lo chiamavano per la sua somiglianza con il pugile, non respirerà mai l’aria di casa, dicendo a varie riprese che lui, ad Avellino, è soltanto nato, generando non un vero e proprio feeling con il tifo biancoverde, a maggior ragione quando a fine Millennio è alla guida dei rivali storici dei Lupi, il Napoli. Questo disappunto è evidenziato anche dai vari cori che i supporters avellinesi rivolgono nei confronti dell’allora tecnico del Modena in un due a uno per i padroni di casa.
IL RITORNO – La situazione societaria nel ventre del Partenio non è idilliaca, con il duo abbastanza subdolo Gubitosa-Taccone. A questo si aggiungono le prestazioni di una squadra non proprio felici che hanno addirittura messo in pericolo la salute del loro tecnico Toscano, il quale ha avuto un infarto e che nelle ultime due è stato sostituito dal suo vice Napoli. La sconfitta a Cesena per tre a zero è stata certamente la goccia che ha fatto traboccare il vaso, colpevole una squadra poco amalgamata e svogliata, colpa forse anche del degente tecnico ex Ternana. Allora che si fa? La piazza avellinese è abbastanza esigente, come giusto che sia per una nobile decaduta del calcio in bianco e nero, pertanto la proprietà decide di affidare le chiavi della squadra ad uno di esperienza e che abbia una certa conoscenza non solo della categoria ma anche della piazza. Walter come può rispondere a questa richiesta? Con un sorriso a trentadue denti, giusto il doppio dei punti in classifica della sua nuova squadra. Ad accoglierlo un discreto numero di sostenitori, ma se vogliamo di “paesani” pronti a riabbracciare quel vecchio parente partito a far fortuna e mai più tornato al suo paese. Av
ellino, come tutto il Sud, è proprio questo: una grande famiglia. Disposta a dimenticare e a ripartire insieme, anche se Lenin, ad Avellino dopo tanto tempo, si sentirà un po’ un Novellino.