Ultimo aggiornamento 28 Ottobre 2016 15:19 di
Umiltà, quantità, grinta e tenacia, tutto questo era Cristian Brocchi da calciatore. Un lavoratore e un esempio, un palmares tutto da invidiare conquistato sul campo dopo mille sforzi, dopo essersi spinto oltre i propri limiti spesso partendo dalla panchina. Un mastino del centrocampo che non ha mai smesso di crederci come dopo l’esperienza in nerazzurro, che lui stesso paragona a un incubo: “‘‘All’Inter ho passato l’anno più brutto della mia carriera. Mi ero infortunato e poi, quando stavo bene, sono stato ceduto”. Per molti sarebbe stata una débâcle, per un guerriero no.
BROCCHI CALCIATORE- Il Verona rappresenta il trampolino di lancio per la sua carriera, Cesare Prandelli ne intuisce le qualità e lo forgia, lo sguinzaglia per il campo e lui lo ripaga sputando sangue in ogni match. La prima gioia da calciatore arriva nella stessa stagione con la promozione e la seconda con la conferma in Serie A. Dopo la parentesi negativa all’Inter, il Milan punta su di lui. Qui vive quattro anni da gregario che saranno fondamentali per la sua crescita e per il suo futuro da allenatore, vince tutto quello che un giocatore può sognare. Apprende due lezioni da mister Ancelotti: la forza del gruppo e il modulo 4-3-1-2. Dopo quattro anni e tanti trofei Prandelli rivuole con sé la sua creazione, Brocchi si trasferisce in prestito alla Fiorentina. La stagione 2005/2006, per il calcio italiano, rappresenta un capitolo da dimenticare e l’unica nota positiva per Cristian fu il gol vittoria siglato contro la tanto odiata Inter. Finito il campionato ritorna al Milan, dove trova continuità e gloria internazionale conquistando Champions, Coppa del mondo per club e Supercoppa Uefa. Non finisce qui, c’è tempo per vincere ancora con un’altra maglia: il passaggio alla Lazio rappresenta l’ultimo atto della carriera del classe ’76. L’ultimo capitolo della carriera, gli ultimi contrasti, le ultime battaglie. Con i biancocelesti conquista la Coppa Italia prima e la Supercoppa poi contro l’Inter, prendendosi l’ennesima rivincita personale. Nel 2013, dopo cinque anni trascorsi nella capitale, decide di appendere gli scarpini al chiodo rimanendo però nel settore. Uno come lui ha molto da insegnare, non solo per l’esperienza maturata giocando a fianco di campioni del calibro di Pirlo, Rui Costa, Kakà e molti altri ancora, ma anche per i valori che può trasmettere.
LE GIOVANILI DEL MILAN- Chi meglio di lui per insegnare ai ragazzi? Comincia proprio nella “cantera” rossonera la nuova carriera di Brocchi, insegnando cosa voglia dire realmente inseguire un sogno e quanto possa essere duro e faticoso raggiungerlo. Ci si deve mettere a disposizione per la squadra, si deve andare su ogni contrasto come fosse l’ultimo, non bisogna mollare mai e soprattutto si deve avere costanza. Con questi pochi, ma fondamentali, consigli forgia i suoi ragazzi riuscendo a portarne tre (Calabria, Donnarumma, Locatelli) tra i grandi, due al suo fianco nella sua avventura al Brescia e sei in prestito per fare esperienza. Quasi un intero undici titolare volato via per cercare fortuna, un lavoro eccezionale ripagato con la fallimentare esperienza in prima squadra, dove ha cercato di imporre il proprio ideale: spazio ai giovani. Sono bastate sei partite per far cambiare idea alla dirigenza rossonera e per esonerarlo, ancora troppo presto per una simile esperienza.
LA SCOMMESSA DEL BRESCIA- Sembra un incubo, dalle lodi del presidente Berlusconi alle critiche di tutta Italia. Un incubo? Assolutamente no, uno come lui non si ferma di certo dinanzi un esonero. Il 10 Luglio torna in sella, il Brescia lo corteggia e lui si innamora del progetto. Le rondinelle sono la squadra più giovane dell’intera lega di Serie B, con un’età media di 23 anni. Quale miglior modo per ripartire se non con i giovani? Un intero club da plasmare, ragazzi pronti a tutto per dire la loro e un mister che farà il massimo per aiutarli ed affermarsi. Un binomio perfetto? Le prime uscite sono state più che soddisfacenti, 15 punti conquistati sin qui e di conseguenza zona playoff.
A LEZIONE DA MISTER BROCCHI- L’ex Lazio sta sorprendendo, rivelandosi una vera spina nel fianco per ogni avversario. Allenatore capace di reinventare la propria squadra a seconda della partita, avendo utilizzato già tre o quattro schieramenti differenti, passando dal 3-5-2 e arrivando al 4-3-3. I suoi hanno incarnato lo spirito del proprio condottiero, trasformandosi in una squadra combattiva ed affrontando chiunque a testa alta. Spazio ai giovani naturalmente, come dimostra la scelta di affidare le chiavi del centrocampo a Morosini, talentuoso classe ’95 e la difesa con un’età media di 21 anni. Tutte scelte da ammirare, uno dei pochi allenatori del panorama nazionale che preferisce la spensieratezza di un ragazzo rispetto all’esperienza di chi forse non può più dare nulla.