Ultimo aggiornamento 25 Ottobre 2016 15:49 di admin
Joshua Kimmich può essere l’erede di Philippe Lahm.
Sì, avete ragione: il titolo è decisamente esagerato. Anzi no: la parola più adatta che state cercando è “irriverente”. Da una parte abbiamo Philippe Lahm, un mostro sacro, che molti additano come uno dei terzini destri più forti della storia; dall’altra Joshua Kmmich, un giovane ragazzino uscito da poco dalla primavera, che in poco tempo ha preso (o meglio si è preso) il posto da titolare in due squadre tutt’altro che banali: Bayern Monaco e Germania.
JOSHUA KIMMICH, LE ORIGINI E L’INCONTRO CON PEP
Quando il giovane Joshua è uscito fuori dalla stagione in serie C con il Lipsia aveva lasciato dei buoni ricordi: un premio come secondo miglior under 18 della categoria (la medaglia d’oro andò ad un certo Akpogouma, difensore del Fortuna Düsseldorf) e una carriera che lasciava presagire buone prospettive. Lo fiuta lo Stoccarda, lo fiuta ancor di più il Bayern Monaco, che lo strappa ai biancorossi per poco più di otto milioni di euro.
Guardiola, uno che di calcio ne dovrebbe sapere qualcosa, sente che quel Kimmich, con quel visino da minorenne spaurito, potrebbe fare qualcosa di buono, e decide che in una squadra con i vari Lahm, Boateng, Alaba, Javi Martinez e compagnia bella uno così non dovrebbe sfigurare.
Pep lo butta nella mischia: gioca sia campionato che Champions League, fa il centrale e il terzino destro, fa buone cose ma non ottime: qualcuno ha paura che si bruci troppo presto. Qualche errore lo commette, ma Guardiola lo sa: a vent’anni non si è mica dei decani. Lui che in passato aveva allenato solo fenomeni, sa quanto possa valere quel giocatore, e lo sa anche Joachim Löw, il ct tedesco, che in vista degli europei di Francia, e degli infortuni patiti dalla difesa teutonica in quei mesi, lo convoca tra qualche mugugno: non è così bravo, non è davvero un terzino, non può sostituire Hummels.
Ma Kimmich se ne sbatte dei discorsi: lui quando va in campo fa quello che gli chiede il mister. Tant’è che dopo la prima da titolare contro l’Irlanda del Nord, non esce più dal campo.
L’EVOLUZIONE CON ANCELOTTI
Al ritorno in patria però, non c’è più il suo mentore ad allenarlo: c’è un altro tizio che qualcosa di significativo nel mondo del calcio lo ha fatto, un certo Carlo Ancelotti. Probabilmente lo ha visto negli europei, avrà notato che Joshua ha una bella grinta al contrario di quello che può far immaginare la sua barbetta sbarbata. E lo ha visto talmente bene che Kimmich viene messo al centro del centrocampo. Da quelle parti una cosa del genere si era vista proprio con Guardiola, quando decise di mettere proprio il già citato Lahm come centrocampista. Ma i casi erano diversi, i giocatori erano diversi, anche il modo di giocare è diverso: cosa può succedere con Kimmich a centrocampo?
Succede che siamo a metà ottobre inoltrata e il giovane Joshua Kimmich, classe 1995, una carriera da gregario, si scopre ai vertici delle classifiche capocannonieri: tra Bayern e Germania i gol messi a segno sono 8. Dati alla mano, finora ha segnato quanto mister 90 milioni Gonzalo Higuain. Eppure non fa niente di speciale: si trova al posto giusto nel momento giusto, quello per metterla dentro, come i grandi attaccanti, stile Trezeguet e Van Nistelrooy. Tutto questo avendo come valore di mercato “solo” 20 milioni.
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NESSUNO COME LUI IN EUROPA
Limitandoci al paragone con i pari ruolo, nessun difensore ha segnato quanto lui per il momento. Dobbiamo scavare nel passato per fare paragoni di una certa rilevanza: Roberto Carlos ha toccato il massimo della sua vena realizzativa nella stagione 2000/2001, 10 gol in quel del Bernabeu. Nella stessa stagione fece meglio a Perugia Marco Materazzi, ben 12 realizzazioni. Il record totale appartiene a Laurent Blanc, addirittura 18 nella stagione con il Montpellier nel 1986. Magari non arriverà ai record di Rambo Koeman (207 gol totali), non avrà la stessa fama del Kaiser Beckenbauer, lo stesso carisma di Hierro e Facchetti, ma intanto Joshua Kimmich, zitto zitto, senza che in molti ne stiano a parlare, segna quanto un bomber, facendo fortune teutoniche e bavaresi. E se non fosse stato abbastanza chiaro, ha giusto 21 anni: c’è gente che va ancora a scuola a quell’età.