Ultimo aggiornamento 29 Settembre 2016 9:28 di
“Una mente che si apre ad una nuova idea non torna mai alla dimensione precedente”. Questo aforisma di Albert Einstein potrebbe benissimo applicarsi ai bambini che, approcciandosi a un gioco nuovo, non desiderano altro che farlo e rifarlo. Fino all’infinito. Impiegando un istante a rimuovere tutti i giochi che pure avevano apprezzato fino alla comparsa della novità. E quando quel gioco è il calcio – sia ‘giocato’ che ‘parlato’- , beh, per quei bambini sarà impossibile ripristinare lo status quo ante. Non ne usciranno più. Il calcio li accompagnerà per il resto della loro vita. E quel pallone che rotola garantirà loro una quota di giovinezza cui potranno sempre aggrapparsi nel momento in cui l’anagrafe, spietata e inesorabile, gli ricorderà che non sono più bambini.
La favola. Talvolta la ‘novità’ è all’interno del gioco stesso. Pensate al Leicester, per esempio. Negli ultimi quattro mesi non si è parlato d’altro. Giustamente. Non c’è stata parola più abusata di “favola”. Quella favola che per tutti gli appassionati ha rappresentato il ‘gioco nuovo’ da fare e rifare, senza riflettere minimamente sul fatto che qualora il ‘caso Leicester’ si ripetesse all’infinito, sarebbe il concetto stesso di favola a subire una dequotazione: diventerebbe una noiosa regola. Ma, si sa, quando giocano, gli adulti, pardon, i bambini non pensano minimamente alle conseguenze delle loro azioni. Invece, a dirla tutta, è stato proprio questo inizio di stagione non esaltante dei ragazzi di Ranieri a consolidare la dimensione favolistica della passata stagione. La favola, per crescere ed erompere, si nutre di ‘normalità’, che quest’anno le verrà puntualmente servita dal Manchester City, dal Chelsea e dallo United. Ma più dal City. C’è, però, anche un’altra chiave di lettura. E se fossero i giocatori-bambini delle Foxes ad essersi annoiati della favola-Premier? Perché rifare un gioco ormai già vecchio quando ti si palesa davanti la prospettiva di una Champions League da… favola? E’ difficile dirlo, sta di fatto che il ‘gioco nuovo’, la Champions, li ha galvanizzati non poco. L’esordio a Bruges, campo mai facile a maggior ragione per una squadra esordiente, è stato favoloso: 0-3 firmato dai redivivi Albrighton e Mahrez, fino a mercoledì lontani parenti di quelli apprezzati nella passata stagione. Una volta riassaporata la dimensione favolistica sono tornati a vincere, convincere e a far sognare. E non è un caso che tale rinnovato entusiasmo abbia portato i suoi frutti anche nell’ultimo turno di Premier, in cui il Leicester ha liquidato il Burnley con un netto 3-0 (doppio Slimani, autorete di Mee e altra prova super di Mahrez), il medesimo punteggio di mercoledì. Perché, è proprio il caso di dirlo, “una mente che si apre ad una nuova idea, non torna mai alla dimensione precedente.”
La bellezza. Quello in corso è il terzo anno di convivenza della cosiddetta MSN (Messi, Suarez, Neymar), probabilmente il miglior tridente al mondo; dovremmo essere quasi abituati alle loro magie; il loro gioco, per certi aspetti, dovrebbe rappresentare il ‘vecchio’. Eppure è un gioco che non fa che rinnovarsi. Continuamente. Non smette di incantarci, tanto che andiamo in astinenza ogniqualvolta un infortunio, una partita della nazionale, la pausa estiva o un delittuoso turnover si frappone alla composizione di questo fantastico trio. L’ultima volta che li avevamo visti uniti in nome della bellezza era stato ben 4 mesi fa, il 14 Maggio scorso, a Granada (ris. 0-3, tripletta di Suarez) in occasione dell’ultima giornata che consegnò la Liga al Barça. E c’era anche il professor Iniesta, non esattamente un luminare qualsiasi. Quattro mesi senza ammirare questi fuoriclasse sono una vera e propria detenzione. Ma chi vive di luce propria sa risarcirti della bellezza perduta, e lo fa sempre aggiungendo una squisitezza in più. E’ la bellezza che custodiscono a responsabilizzarli verso chi ama il calcio. Basti pensare a cosa hanno mostrato negli ultimi giorni tra Champions e Liga, rispettivamente al Celtic e al Leganés. Spettacolo autentico in cui la bellezza si è travestita da altruismo: è come se, in due partite, avessero voluto servirsi a vicenda gli assist che negli ultimi quattro mesi avevano dovuto tenere per sé: non vedevano l’ora di liberarsene. E’ incredibile la felicità del gioco dipinta sui loro volti. Eppure, umanamente, potrebbero benissimo essere invidiosi l’un l’altro e cedere agli egoismi. E invece no. La MSN punta a qualcosa di più elevato, cioè a divertire anche i tifosi delle squadre avversarie. E’ quello che è capitato sabato a Leganés (ris. 1-5), dove è avvenuta la celebrazione del bel calcio. Ai neopromossi, nonché esordienti, padroni di casa non è riuscito di interpretare il ruolo di Davide, anzi, di Leicester; tuttavia i tifosi accorsi allo Stadio Municipale Butarque, non sono rimasti indifferenti a cotanta propaggine estetica. Il clima era talmente gioviale che è lecito dubitare che abbiano realmente fatto il tifo per la loro squadra. Forse anche loro erano in crisi di astinenza da MSN.
Luigi Fattore