Ultimo aggiornamento 10 Agosto 2016 15:07 di
Sono le 5 passate da un pezzo, eppure quel senso di vuoto non va via. L’hai portato col tuo volto cupo, Federica. Con quelle spalle così larghe eppure così fragili. L’ultimo 50 è stato qualcosa di devastante: il punto forte, l’asso nella manica in grado di sgretolarsi così, con le tue gambe incredule, con i tuoi occhi sbarrati, col tuo cuore che maledettamente chiedeva aiuto e ossigeno. “Non ne avevo più”, hai sentenziato. Non ne potevi più, aggiungiamo. Perché se il tuo primo pensiero è quello di ‘cambiare vita’, a caldo – perché solo a caldo vien fuori la verità -, allora è anche giusto così: troppi alibi alla fine non reggono.
Sono le 5 passate da un pezzo, eppure nella mente ritorna Atene 2004: una ragazza che spalanca gli occhi sul mondo, rinchiusa in una piscina non ancora trasformatasi in bunker di pressioni e pretese. Volavi, allora. E voli ancora oggi, nonostante quella falcata sia di certo più fluida, ma anche più pesante. Più tecnica, ma meno accesa. Più Pellegrini, meno Fede. Una donna che di quella ragazza conserva molto, tranne il tempo ‘rubato’ da ciò che l’ha resa infinita.
Infinita, ecco. Non immortale. Lo sarebbe stata con l’ennesima medaglia olimpica: non serviva l’oro, e forse nemmeno l’argento. Si sapeva che sarebbe stata dura. Si sapeva che avrebbe dovuto stringere i denti. Si sapeva eppure si sperava: sai com’è, Rio ci ha già viziato. E poi nell’anno dei miracoli sportivi, una piccola deviazione astrale l’avremmo accolta ben volentieri: ahinoi, non è sempre tempo di underdogs.
Ogni volta che si cade, il punto cruciale resta sempre lo stesso: da dove ripartire? Federica, a mente fredda, ci starà pensando su, dilaniandosi fegato ed anima: ma proprio sicura di voler ripartire? Sicura che tutto questo possa realmente giovare? Lasciare così, da olimpionica italiana più forte di tutti i tempi (magari la Vezzali qui avrebbe qualcosa da ridire), può garantirle un altro mondo: meno sobrio, però più leggero. E guardando il suo volto, a fine gara, qualcosa la induce ad insistere coi dubbi.
È stata una favola meravigliosa, è una certezza altrettanto bella. Le parole si sprecano però davanti al suo volto: misto di rabbia, frustrazione, voglia di evadere. Non doveva finire così, e forse non finirà così. Ma Fede, a mente fredda, sicura di non aver rigettato il tuo mondo nell’ultimo 50?
In acqua, dicono, le idee si possono schiarire sul più bello: controvoglia, controcorrente, contro il mondo. Il tuo mondo.
Cristiano Corbo