Ultimo aggiornamento 7 Giugno 2016 8:58 di admin
La scorsa Copa America ha visto un giudice di Casilda, Argentina, portare il Cile a scrivere la storia ed entrare nell’Olimpo del Calcio sudamericano: Jorge Sampaoli. L’uomo dell’impresa è riuscito ad ottenere un risultato sensazionale e mai raggiunto prima grazie ad una fantastica cavalcata culminata con la finale giocata a Santiago, dove i suoi ragazzi conquistarono il trofeo dopo aver sbaragliato l’Argentina ai rigori. Oggi, quasi un anno dopo, Argentina e Cile tornano ad affrontarsi pronte a dar spettacolo in una gara che varrebbe la pena seguire a qualsiasi ora del giorno e della notte. Due delle pretendenti subito faccia a faccia, l’occasione del Tata Martino e di un popolo intero di poter dimostrare immediatamente il proprio potenziale e cercare di spezzare quella maledizione che ormai da ventitré anni perseguita l’Albiceleste ma, naturalmente, nel calcio gli eventi si intrecciano creando trame che neanche il migliore degli scrittori potrebbe ideare. Proprio così, in una partita dalla posta in gioco così alta, mancherà Messi e non solo: sulla panchina dei rojos non ci sarà Sampaoli, bensì Pizzi e escluso addirittura dalla nazionale il Mago Valdivia nonché uno degli uomini chiave per la conquista del trofeo nell’ultima edizione. Sono le quattro del mattino (ora locale) e in un super affollato Levi’s Stadium Argentina-Cile sta per iniziare.
PRIMA FRAZIONE DI GIOCO – L’Argentina ha le carte in regola per arrivare in fondo alla competizione? La risposta è scontata, primi minuti di pura magia e giocate mozzafiato conditi anche da una traversa di Nico Gaitan. Ben cinque undicesimi dei ragazzi schierati di Martino sono scuola River Plate, non che gli altri club non sfornino talenti, ma si sa buon sangue non mente. Dire che i giocatori stanno mettendo grinta e voglia di vincere in campo è un eufemismo, i ritmi sono sin da subito altissimi, le squadre cercano di colpire in contropiede e le occasioni non mancano né da una parte, né dall’altra: El Pipita cerca di pungere con un bellissimo colpo di tacco mentre, sul versante opposto, Sanchez risponde con una conclusione dal limite dell’area su cui si fa trovare attento Romero. Le aspettative, pur essendo ancora a reti inviolate, vengono ampiamente rispettate alla fine di un primo tempo in cui si sono visti continui ribaltamenti di fronte costellati da colpi di classe come fosse una danza sfrenata, il tango Argentino contro la Cuenca Cilena.
SECONDA FRAZIONE – I biancoazzurri sbloccano la gara e arrivano buone notizie per l’Inter: si rivela decisivo l’asse Di Maria-Banega, infatti i due ragazzi di Rosario decidono di cambiare marcia siglando due gol in sette minuti, scambiandosi un assist a vicenda e rompendo le mura difensive avversarie. I gol nascono da azioni analoghe, ma sul tiro di Banega risulta decisiva una deviazione di Isla, Pizzi a venti minuti dalla fine tenta il tutto per tutto facendo entrare Pinilla al posto di un impalpabile Edu Vargas, che non sembra neanche lontanamente il giocatore che si osservò durante lo scorso torneo. Martino risponde immediatamente e non abbassa la guardia, preferendo inserire sia El Kun Aguero, per sfruttare le sue accelerazioni a discapito di Higuain, la sua prova in ogni caso è pienamente sufficiente, sia Lamela, giocatore ex Roma in crescita esponenziale. Con la partita agli sgoccioli il Cile tenta gli ultimi assalti per cercare di accorciare le distanze e dopo tanti sforzi e con la complicità di Romero, allo scadere del match, arriva il 2 a 1 dei Rojos siglato da Fuenzalida.
Una partita magnifica che vede uscire vincitrice l’Argentina e prendersi una parziale rivincita per l’anno scorso, ora il Cile non potrà sbagliare nei prossimi appuntamenti e riscattare subito questa sconfitta per cercare di inseguire un sogno che nessuno ha mai realizzato: vincere due edizioni di seguito della Copa.