Insulti razzisti a Kean, il ministro Abodi punta il dito: “E’ anche colpa loro”

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Il ministro Abodi rompe il silenzio e irrompe con prepotenza sul caso degli insulti razzisti a Moise Keane.

Lo scorso lunedì è andato in scena il “rematch” tra Fiorentina e Inter dopo che la settimana precedente si era consumato l’atto 1, terminato con il tracollo nerazzurro contro un’incerottata Fiorentina, senza nuovi acquisti e con solo 13 giocatori di movimento.

Gli uomini di Inzaghi hanno dato un’incredibile dimostrazione di forza, battendo la Viola e portandosi a un solo punto di distanza dal Napoli capolista ma al fischio finale sono infuriate le polemiche. A finire nell’occhio del ciclone è stato prima l’arbitraggio, reo di non aver visto che il pallone di Bastoni, da cui poi è scaturito il gol dell’uno a zero, era abbondantemente uscito e di aver assegnato un calcio di rigore da molti definito “compensativo“. Non solo: al fischio finale, Moise Kean, attaccante viola e della nazionale italiana, si è trovato i dm di Instagram intasato di insulti a sfondo razzista, che ha prontamente reso pubblici e denunciati.

Insulti razzisti a Kean, Abodi: “Basta leoni da tastiera”

In seguito alla pubblica denuncia di Moise Kean, sono arrivati numerosi attestati di solidarietà nei confronti del bomber viola, sia dalla società di Commisso che da molti attori protagonisti oltre all’intervento in prima linea del Ministro dello sport Abodi.

Il ministro si è schierato duramente contro i famigerati “leoni da tastiera” denunciando la facilità con cui è possibile celare la propria identità sui social: “Dobbiamo lavorare su più piani e cioè prima di tutto quello dell’intervento per farlo diventare il più tempestivo possibile, poi vanno contrastati i leoni da tastiera, che sono vigliacchi ignoranti che si nascondono, trovando un modo affinché il web non sia la terra di nessuno”.

Non solo contro il web, Abodi punta il dito verso le scuole

Nel corso del suo intervento a Rai3, il ministro Abodi ha richiamato all’attenzione e all’intervento anche le scuole e famiglie, spesso lontane da quel ruolo educativo che dovrebbero svolgere: “Bisogna intervenire anche a scuola con maestri e insegnanti che devono fare un lavoro importante perché le famiglie non sempre riescono. La fabbrica dell’educazione deve essere sempre aperta. Io accompagno i miei figli a vedere le partite e i genitori dicono di tutto, anche all’arbitro. A volte penso di dover intervenire. Non sempre le famiglie svolgono un ruolo educativo“.

Kean ha già subito episodi di discriminazione in passato, come nel caso dei cori razzisti nell’aprile del 2019 a Cagliari, quando giocava nella Juventus. “La mia esultanza è la risposta migliore contro il razzismo“, scrisse Kean sui social, accompagnando il messaggio con la foto della sua posa a braccia aperte dopo il gol.