Parole forti durante l’intervista del responsabile dell’area tecnica della Roma. Di seguito riportato tutto quello che ha detto.
Quella di quest’anno è una stagione difficile e molto particolare in casa della Roma, che vede il ritorno di Claudio Ranieri, dopo il cambio in panchina sia di Daniele De Rossi che di Ivan Juric.
La squadra giallorossa, in attesa delle partite della quattordicesima giornata di campionato, è al tredicesimo posto con tredici punti, con in programma lunedì la partita contro l’Atalanta. La stagione è ancora tanto lunga, tutto può cambiare, ma ci deve essere una svolta da parte della squadra e non solo.
L’intervista di Ghisolfi, responsabile dell’area tecnica
Il responsabile dell’area tecnica della Roma, Florent Ghisolfi, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport alzando la voce e facendo sapere di essere stanchi e di non accettare più i diversi errori arbitrali subiti fin qui, in questa stagione, puntando il dito contro la classe arbitrale. Di seguito riportate le sue parole.
Ghisolfi inizia la sua intervista affermando che la Roma ha subito sette torti arbitrali riconosciuti dalle principali testate nazionali e dalle moviole televisive. Nonostante ciò, il club ha sempre evitato di fare polemica, anche per non concedere alibi alla squadra in un momento tecnico particolare.
“Non accettiamo più questo genere di errori e chiediamo di essere rispettati dalla classe arbitrale e dalle istituzioni, soprattutto in un periodo storico in cui le eventuali sviste possono essere “sanate” dalla tecnologia”
Il dirigente prosegue dichiarando come sette errori in tredici giornate sono troppi punti persi
“Il problema è un altro: in nessuna delle sette occasioni l’arbitro ha fatto ricorso alla verifica video. Se gli episodi fossero stati rivisti dal Var quasi certamente i risultati finali sarebbero stati altri.”
Ricorda, inoltre, che solo una sola volta la Roma ha voluto manifestare il proprio disappunto, nel post-partita di Monza dove il danno era stato evidentissimo e dove lo stesso Monza aveva alzato la temperatura criticando la scelta di un arbitro di Roma.
Sottolinea anche che la Roma è sempre stata collaborativa con l’AIA e il designatore anche negli incontri abituali che si tengono annualmente.
“Abbiamo cercato di ascoltare le loro ragioni, pur non condividendone alcune prese di posizioni pubbliche, mai censurate dallo stesso organismo, come quando alcuni addetti ai lavori dichiaravano pubblicamente che arbitrare all’Olimpico, in uno stadio sempre pieno, non aiutasse il direttore di gara”.
Ghisolfi sulla partita Napoli-Roma
Ghisolfi su Lukaku non ha dubbi, per lui andava espulso.
“Ne sono convintissimo. Giallo il primo fallo su Celik e rosso diretto, non secondo giallo, su Svilar”.
Continua dicendo che è assai probabile che anche in questa stagione l’Italia possa avere cinque posti in Champions e, al netto degli errori commessi dalla squadra, un diverso trattamento avrebbe inciso in una forma meno impattante sulla classifica.
“Ti porto un esempio che i romanisti non hanno mai dimenticato: cosa sarebbe successo alla Roma e alle casse del club se l’arbitro Taylor avesse accordato quel rigore solare per fallo di mano di Fernando? Quell’errore ha cambiato la nostra storia e il nostro presente”.
Proprio in occasione della finale di Europa League, Ghisolfi dichiara che se a Budapest si fosse giocato ieri la reazione della proprietà sarebbe stata ben diversa proprio perché col tempo ha maturato la consapevolezza che il silenzio, la misura e l’eleganza non sempre paghino. Senza quell’errore la Roma avrebbe probabilmente un titolo europeo in più, e sarebbe stata la prima Europa League della sua storia, avrebbe disputato la finale di Supercoppa Europea e, soprattutto, sarebbe tornata in Champions, con introiti economici senza dubbio superiori rispetto a quelli garantiti dall’Europa League “23-24”.
Poi, in conclusione, una battuta sui Friedkin, che torneranno a Roma perché hanno scelto di lottare:
“Quanta passione i Friedkin abbiano per la Roma, il loro coinvolgimento è incredibile. Li sento quotidianamente, vogliono sapere tutto e nei particolari. Hanno investito risorse, tempo e sé stessi per restare a lungo e ottenere il massimo. Lo stadio nuovo non è un’ipotesi, ma un progetto concreto e stupendo. Ora chiedono di ricevere trattamenti equi e l’attenzione che si deve a tutti, nessuno escluso”.