Il calcio è passione, amore, unione, emozione, cultura. Ma molto spesso può trasformarsi in un coacervo di cattiveria e minacce pesanti, proprio come quelle rivolte alla famiglia del campione dopo le ultime partite.
Ci sono tante cose che il calcio, con la sua magia, è in grado di fare. Può regalare emozioni indelebili, può creare fratellanza anche fra fazioni opposte, può rendere vivi. Eppure non è sempre così. E talvolta può diventare la disciplina che, a causa di alcuni tifosi, si discosti il più possibile da quei valori che dovrebbe propinare.
Basta veramente poco, infatti, affinché la tifoseria di una squadra, in un momento di difficoltà del proprio team, possa passare da essere la prima sostenitrice, a diventare l’incubo dei giocatori che ne vestono la maglia scendendo in campo.
Esattamente questo è lo scenario che un super campione del calcio europeo ha dovuto vivere sulla propria pelle negli scorsi giorni, dopo la disfatta del suo club. Ad essere colpita da un’ondata di odio social non solo la sua persona, ma soprattutto la sua famiglia e sua figlia.
Quando una squadra vive un momento complesso, all’indomani di una delusione sul campo, i giocatori diventano il primo capro espiatorio di una tifoseria in rabbia. Specialmente se la squadra in questione è il Barcellona, vittima di una cocente sconfitta e della conseguente eliminazione dalla Champions League ad opera del Paris Saint-Germain.
Ad essere finito nella gogna blaugrana, questa volta, l’ex Juve e Inter Joao Cancelo. Il portoghese non ha condotto una partita sufficiente e non è riuscito a fermare la furia di Ousmane Dembélé, il quale ha segnato il gol del pareggio e si è procurato il rigore del 3-1 grazie a un fallo causato proprio dall’ex terzino bianconero.
Una prestazione, che tuttavia, non può e non deve giustificare l’odio piovuto sui social ai danni del numero 2 del Barcellona, che si è così sfogato ad ESPN:
Mi hanno detto tutto. Offendono mia moglie, mia figlia non ancora nata, il mio bambino. Oggi il mondo è crudele e dobbiamo saper convivere con questo. Che mi critichino come giocatore, come ha fatto Ferdinand, va bene, ma non devono toccare la mia famiglia. Parlino di me come giocatore, non come persona.
Parole durissime quelle di Cancelo, che si è così unito al coro di tutti quei colleghi che da anni lottano contro l’accanimento mediatico che subiscono essi stessi e le proprie famiglie nel momento in cui la squadra attraversa un momento complicato. Una denuncia che merita di essere gridata ancora di più.
This post was last modified on 21 Aprile 2024
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