Come ogni anno un ricordo doloroso che affiora alla mente: il tragico incidente che sconvolse tutto il calcio italiano
Ogni anno la stessa storia, ogni anno l’immenso dolore che non va via. Sono passati ormai 23 anni dalla morte di un ragazzo che era considerato una grandissima promessa e che avrebbe potuto avere una carriera importante, ripercorrendo anche le orme del suo glorioso papà. Purtroppo il destino ha voluto che andasse diversamente e ogni anno, come quest’anno, siamo qui a ricordare la tragedia di quel maledetto 9 febbraio 2001.
Fu davvero un dramma senza eguali. Una caduta dal motorino e la luce che si spegne, a soli 17 anni, gettando nello sconforto un’intera comunità e portando il buio anche nella vita di un uomo al quale siamo tutti molto affezionati, il grande Giovanni Galli. Stava tornando dall’allenamento, Niccolò Galli, ma perse il controllo del mezzo e si schiantò contro un guard rail in manutenzione.
Un tubo lasciato lì, in una posizione molto pericolosa, la pancia di Niccolò che ci finisce contro, la corsa disperata in ospedale. Tutto inutile: il giovane Galli morì appena arrivato in ospedale. “Quando arrivammo in ospedale capimmo che non c’era più vedendo tutti i suoi compagni che piangevano“.
A parlare è Giovanni Galli, ex portiere di Napoli e Milan, che dopo la morte del suo ragazzo ha creato la Fondazione Niccolò Galli ONLUS, che si occupa di raccogliere fondi per scopi filantropici e organizza un memorial di calcio giovanile.
Oggi probabilmente si sarebbe già ritirato, Niccolò. Magari proprio lo scorso anno, a 40 anni, come il suo amico e compagno Fabio Quagliarella. Uno che al giovane Galli era legatissimo al punto di indossare per tutta la carriera il numero 27, il primo numero di maglia indossato dal promettente difensore il giorno del suo esordio in Serie A.
Era il 1 ottobre del 2000 e Galli aveva soli 17 anni. Pochi mesi dopo sarebbe capitata quella tragedia immane.
Era davvero un calciatore di grandi prospettive, Niccolò Galli. Le giovanili di Torino, Parma e Fiorentina e poi l’avventura a Londra, all’Arsenal, nel 1999. Lui era del 1983 (come lo stesso Quagliarella, ndr) e stava già facendo la trafila di tutte le Nazionali giovanili. L’Arsenal l’aveva prestato al Bologna ma non l’avrebbe più rivisto.
Quella morte così improvvisa, così scioccante, gettò nello sconforto tutti gli appassionati di calcio e sconvolse il Bologna, che da quel giorno tremendo non smette di ricordarlo, puntualmente ogni 9 febbraio, così come fece allo stadio immediatamente dopo la sua dipartita. Così è stato anche quest’anno, a 23 anni dall’incidente, con la consueta celebrazione a Casteldebole.
Naturalmente chi ha subito di più il contraccolpo di quanto accaduto è stata la famiglia Galli, su tutti papà Giovanni che qualche anno fa ha raccontato a ‘Vieni da Me’ il peso del dramma vissuto: “Dopo la morte di Niccolò due cose sono state fondamentali: la vita e la fede – ha raccontato l’ex portiere – Ho perso mio padre a 19 anni e non pensavo di dover portare i fiori al cimitero a mio figlio.
Puoi solo impararci a convivere, mi è mancato poter piangere, lo facevo di nascosto sotto la doccia”. Parole che fanno venire i brividi solo a pensarci e che, a distanza di 23 anni da quell’evento tremendo, fanno ancora tanto male.
This post was last modified on 12 Febbraio 2024
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