Decisione clamorosa di Friedkin. Il numero uno della Roma esonera Josè Mourinho e chiama Daniele De Rossi. Scelta rischiosa del patron giallorosso, ecco perchè
Fin dal suo arrivo a Roma, Josè Mourinho era stato acclamato come il nono dei re della Capitale, erede dei sette sovrani dell’avanti Cristo e dell’indimenticabile Francesco Totti. Lo Special One aveva raccolto attorno a sé un consenso schiacciante da parte del popolo giallorosso. Gli sono stati dedicati murales, di cui il più celebre in sella ad una Vespa.
A distanza di tre anni, la benzina è terminata e il club ha lasciato Mou a piedi. Una scelta assai azzardata, ad opera di una nuova forma di potere instauratasi nella Città Eterna: la Friedkincrazia. Il patron ha optato per il pugno duro. Il punto di non ritorno è stato toccato nella sconfitta contro il Milan. Dopo la riflessione, l’esonero.
Ai vertici giallorossi va dato atto di come la stagione della Lupa sia al di sotto delle aspettative e il gioco, non esattamente il punto di forza del tecnico, tutt’altro che fluido e brillante. Anche la modalità comunicativa dell’ex Inter, con il mirino sempre puntato verso la classe arbitrale, stava diventando stucchevole.
Il nono posto è inaccettabile, ma va anche considerato che la zona Champions League sia a soli quattro punti. Certo, questa Roma non sembra all’altezza delle altre competitor per il quarto posto, ma gli anni precedenti hanno dimostrato come Mou abbia sempre preferito entrare nella massima competizione europea “dal retro”, attraverso l’accesso diretto dall’Europa League. Josè, messo alle strette, avrebbe puntato tutto sulla Coppa Uefa, cercando inoltre di salvare la faccia in campionato.
Nessuno di noi possiede la sfera di cristallo, ma la storia insegna come l’uomo di Setubal sia un cecchino nelle competizioni continentali. È stato lui a riportare un trofeo nella sponda giallorossa del Tevere e ad arrivare ad un passo dall’impresa nella finale di Budapest. Dan Friedkin, spazientito, non ha saputo aspettare il termine del mandato del portoghese, fissato per giugno 2024. Il presidente si è altresì mosso in una direzione molto rischiosa.
Cacciando Mourinho, l’imprenditore statunitense ha perso un altro esponente carismatico che, seppur in “declino”, ha dato alla Roma quell’appeal tale da infiammare la platea, e che ha permesso di stuzzicare l’attenzione di campioni del calibro di Lukaku e Dybala.
Il fattore Mou ha inciso nella scelta del trasferimento dei due fuoriclasse, mediato da un altro portoghese. In poche settimane la Roma ha perso non solo il condottiero, ma anche Tiago Pinto che, nonostante qualche buco nell’acqua, ha lavorato in maniera egregia in questi anni. Ora un enorme punto interrogativo si pone sulla testa di Daniele De Rossi. La pista “ad interim” non poteva che portare a lui, tecnico in rampa di lancio con estrema familiarità con l’ambiente. Come il suo predecessore, DDR non faticherà a trovare il consenso del popolo.
Ma il tempo potrebbe condannarlo. L’unica esperienza della bandiera romanista su una panchina è terminata con un esonero dopo soli quattro mesi alla Spal. Per di più, anche in questo caso è la tradizione a storcere la bocca. Sono pochi gli allenatori esordienti ad aver vinto la prima sfida in una grande squadra, gente che porta i nomi di Pep Guardiola o Zinedine Zidane.
Il destino del campione del mondo è appeso ad un filo e in una situazione così confusionaria potrebbe pagare pegno. A lui vanno i migliori auguri, con l’auspicio di cambiare il corso della storia, ma in caso di fallimento la Friedkincrazia potrebbe iniziare a vacillare.
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