Morta in queste ore la leggenda del calcio mondiale. Tutti i tifosi sono rimasti senza parole per la grave perdita
Non si è mai pronti a lasciare andare persone a cui si vuole bene. Una delle grandi capacità del calcio è quella di riuscire a creare rapporti solidi anche tra i tifosi e le loro icone, seppur non ci sia mai stato un incontro di persona. I calciatori, e molte altre figure all’interno di questo ambiente, diventano dei veri e propri idoli per tante persone e quando dimostrano di essere davvero attaccati alla maglia, entrano nel cuore di ogni tifoso.
Ovviamente se a questo grande attaccamento si aggiungono anche trofei su trofei, si entra nei libri di storia. Questo è senza dubbio il caso di Mario Zagallo, uno degli uomini più amati in Brasile che è riuscito durante la sua carriera (sia da giocatore che da allenatore) a frantumare record su record. In queste ore è arrivato il triste annuncio della sua morte e tutto il popolo brasiliano, ma non solo, si è stretto attorno alla famiglia nel ricordo di uno dei più grandi campioni della storia brasiliana.
Il mito brasiliano è l’unico nella storia ad essere riuscito a vincere ben quattro Mondiali, due da giocatore, una da allenatore e una da vice-allenatore. Con lui infatti il Brasile ha vissuto i suoi momenti più alti ed è per questo motivo che il “Professore” (facile intuire il motivo del soprannome visti gli infiniti successi) non potrà mai essere dimenticato.
Mario Zagallo nasce Maceió il 9 agosto del 1931 da una famiglia anche di origini italiane. Fin da subito è evidente il suo immenso talento e con il passare degli anni diventa una delle stelle della Nazionale Brasiliana, riuscendo a vincere la Coppa del Mondo prima nel 1958 e poi nel 1962, le due edizioni nella quale il mondo del calcio scopriva e si innamorava di Pelé. Dopo aver appeso gli scarpini al chiodo, la “Formica” (inizialmente così soprannominato per il suo fisico esile) inizia la sua carriera da allenatore e nel 1970, nel ruolo di ct, batte in finale l’Italia ad Azteca e diventa il primo uomo a vincere un Mondiale sia da calciatore che da allenatore.
Dopo alcune avventure in squadre di club, torna al Brasile come vice-allenatore e nel 1994 si ripete riuscendo a battere ancora l’Italia in finale a Pasadena dopo i calci di rigore. Nel 1998, tornato ad essere ct, cerca il quinto successo ma è costretto ad arrendersi in finale ai padroni di casa della Francia. In mattinata l’annuncio della sua scomparsa all’età di 92 anni ed è facile intuire il motivo del dolore immenso di tutto il Brasile.
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