Tutto il mondo dello sport italiano, e in particolare quello del calcio, oggi si stringono attorno ad un grande uomo e un grande calciatore che militava fra i dilettanti.
Ci sono storie dal finale così amaro che nessuno vorrebbe leggere. Né quei tifosi di sport e di calcio che ogni giorno rincorrono un sogno dietro lo schermo di un televisore, né chi di sport si interessa poco.
A lasciare sgomenti oggi è la perdita di un giovane ragazzo, un calciatore che ha agghindato il rettangolo di gioco a suon di prestazioni interessanti, ma soprattutto con un grande sogno nel cuore. Il suo nome era Amara Kante, venticinquenne che nel 2016 era giunto in Italia, dopo aver rischiato la sua vita lungo un vero e proprio viaggio della speranza.
Il suo arrivo sudato al campo profughi di Brescia, poi la decisione dell’oggi direttore sportivo dell’Us Serle, Camillo Guatta, di portarlo in Valsabbia. Quasi un nuovo padre una volta giunto in Italia, perché fu proprio Guatta ad aiutarlo anche a trovare lavoro. Quel lavoro per il quale, purtroppo, oggi non c’è più.
Perché il talento ivoriano, tutto calcio e lavoro, da poco aveva deciso di appendere gli scarpini al chiodo, nonostante le esperienze di Prevalle, dell’Ac Paitone, del Benaco Salò, dell’Us Serle e infine del Roè Volciano, da cui si era congedato qualche giorno fa.
Il motivo dell’addio così accelerato ai campi di calcio? La speranza di poter guadagnare di più e di poter dare alla sua giovane sposa una vita migliore. Quella vita accanto alla quale, purtroppo, lui non potrà più esserci.
L’incidente mortale, nel quale il giovane 25enne ha perso la vita, si è verificato ieri mattina prima dell’alba, quando Amara si è schiantato con il suo camion contro un pilone di cemento, subito dopo la barriera di Milano Est. Le cause dell’incidente devono ancora essere accertate, ma la ragione più plausibile sembra essere stata un colpo di sonno fatale.
A commentare la triste, straziante scomparsa anche l’ultimo mister con cui Kante ha giocato, Giancarlo Bottacchio, tecnico del Roè:
A ottobre aveva deciso con dispiacere di smettere perché con il nuovo lavoro non poteva più gestire gli allenamenti e lui era uno preciso e puntuale. Un esempio per tanti ragazzi, ce ne vorrebbero come lui: si stava costruendo una vita con le sue forze. Di recente ero stato a casa sua, speravo di farlo tornare in campo: ho conosciuto la moglie, insieme erano così felici. Non doveva finire così.
Una pagina di cronaca che nessuno vorrebbe mai leggere. E che porta il calcio e lo sport tutto a stringersi di nuovo attorno al dolore di una famiglia che perde un giovane esempio dentro e fuori dal campo.
This post was last modified on 6 Dicembre 2023
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