Uno dei social più usati negli ultimi tempi, soprattutto dai più giovani – scatenando non poche polemiche circa l’uso – chiude dopo ben quattordici anni di servizio. Ad annunciarne l’addio è stato lo stesso fondatore.
Il tema della privacy è da sempre molto scottante quando si parla della rete e dei social network. In particolare, quella che sembra essere più critica è la gestione degli stessi da parte degli adolescenti. In molti, infatti, imputano a uno scarso monitoraggio da parte dei vari social e un accesso fin troppo facile per chi, regolamento alla mano, non potrebbe addirittura accedervi. In alcuni casi, la situazione diventa insostenibile e la chiusura, seppur dolorosa, rappresenta a volte l’unica soluzione.
È il caso di Omegle, social usato in rete per poter connettere persone in tutto il mondo in maniera totalmente anonima e randomica. Ad annunciare la chiusura, dopo ben quattordici anni dalla sua messa in rete, è stato il fondatore Leif K-Brooks, che con un lungo comunicato apparso nella notte tra l’8 e il 9 novembre ha gelato tutti gli utenti. Alla base della decisione ci sarebbero anche delle controversie legali che hanno coinvolto lo stesso fondatore, che si è ritrovato costretto a chiudere i battenti di una piattaforma tanto amata e usata, quanto discussa.
Chiusura Omegle: i motivi svelati dal fondatore Leif K-Brooks
Poco meno di un mese fa, Omegle è stato chiuso. L’home page del sito campeggia un’eloquente lapide, seguita da un lunghissimo comunicato da parte del fondatore Leif K-Brooks, che nel lontano 2009 decise di mettere in rete una piattaforma che per anni è stata usata moltissimo dai giovani (anche minorenni, in molti casi, ndr).
“Alcune persone ne hanno fatto un uso improprio, anche per commettere crimini indicibilmente atroci”, ha scritto nel comunicato di addio il fondatore. “La gestione del sito di Omegle non è più sostenibile, né finanziariamente né psicologicamente. Francamente, non voglio avere un infarto a 30 anni”, ha poi aggiunto.
Negli ultimi anni, infatti, Omegle è stato teatro di decine e decine di denunce, molte di queste per episodi di pedofilia (anche in Italia, ndr), tanto da guadagnarsi il tutt’altro che ambito appellativo di “social più pericoloso al mondo”. Per poter usufruire della random chat più nota di sempre, infatti, non c’era alcun bisogno di lasciare i propri dati personali tramite registrazione o login. Terra fertile, insomma, per episodi vergognosi che, alla lunga, hanno pesato e non poco sulla decisione di oscurare per sempre Omegle.