Bellissimo il ricordo del direttore editoriale di Libero in ricordo di Sinisa Mihajlovic.
Sinisa Mihajlovic è stato un calciatore ed un allenatore molto apprezzato nel mondo del calcio. La sua morte, a seguito di una pesante malattia, ha lasciato un vuoto tra tifosi e addetti ai lavori.
Con circa 560 partite da calciatore, e circa 400 da allenatore, ha frequentato campi e panchine di tutto il mondo. Ha lasciato il segno soprattutto alla Lazio e all’Inter dove ha vinto, da calciatore, due scudetto, quattro Coppe Italia e tre Supercoppe italiane. Memorabili la Coppa delle Coppe e la Supercoppa Uefa nella stagione 1998/99.
Da allenatore aveva guidato Bologna, Catania, Fiorentina, Sampdoria, Milan e Torino. Nel mentre anche una piccola parentesi al comando della nazionale serba, durata però soltanto un anno.
Il ritorno sulla panchina del Bologna testimonia il suo legame con la città, della quale è diventato cittadino onorario nel 2020.
La malattia l’ha portato via troppo presto, a soli 53 anni. Dopo un trapianto di midollo e un apparente miglioramento, l’ex tecnico del Bologna ha dovuto combattere nuovamente la ricomparsa della leucemia, che l’ha stroncato il 16 dicembre 2022.
Tra i tanti amici ed estimatori, Vittorio Feltri l’ha ricordato in un articolo pubblicato su Libero.
“Mi aveva telefonato, come faceva spesso, qualche giorno prima. Aveva una voce diversa dal solito e questo mi aveva impensierito. Mi aveva raccontato della sua malattia con disinvoltura. Mi disse che la stava combattendo ma che sentiva che era dura. quando ho scoperto della sua morte, mi è venuta la strozza. Noi vecchi facciamo fatica a trattenere le lacrime e ci commuoviamo facilmente”, ha ricordato il giornalista.
“Non riuscii a trattenere le lacrime. quando un collega entrò nella stanza e mi chiese perchè piangevi inventai una scusa. Dissi che piangevo a causa dell’allergia che mi portava a starnutire e, quindi, mi inumidiva gli occhi. Sinisa era una persona generosa, una persona buona. Mi piace ricordalo per quello che era”, ha proseguito Feltri.
L’articolo prosegue con un commento sul rapporto che c’era tra i due.
“Non so dire perchè gli stessi simpatico. Probabilmente perchè da ragazzo, pur essendo scarso, giocavo a pallone. Forse perchè avevamo conversazioni che spaziavano da un argomento all’altro, sempre con toni scherzosi. negli ultimi tempi la sua voce era sempre chiara e dolce, nonostante la malattia lo stesse distruggendo. Addio mio caro amico gentile. Se davvero esistesse il paradiso, sicuramente lo trasformeresti un uno stadio nel quale tireresti la punizioni agli infedeli”, ha terminato Feltri.
Bellissime parole dunque, quelle del direttore editoriale di Libero.
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