Ultimo aggiornamento 9 Aprile 2023 18:00 di Simone Falasca
Il centrocampista del Como, Cesc Fabregas, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Sky Sport.
L’ex stella di Arsenal, Barcellona, Chelsea e Monaco ha parlato di tantissimi temi, dalle giovanili all’attuale esperienza, che ha sorpreso un po’ tutti, in Serie B con il club lombardo.
Inizi? Il Barcellona mi ha dato un’idea di come giocare a calcio. Ti fanno crescere l’intelligenza dentro un campo di calcio. Molta gente che cresce con questa idea di calcio migliora sempre le sue capacità.
Quando sono andato all’Arsenal volevo andare in prima squadra ma sapevo che prima dovevo giocare con le giovanili e la squadra riserve. Già dal secondo mese però ero già in prima squadra. Non posso dire che ero il tipico ragazzo che aveva la nostalgia di casa: stavo giocando a calcio con l’Arsenal e stavo vivendo un sogno. Ho sempre avuto le idee chiare.
Wenger? Lavorare con Wenger è stato un grande piacere ma anche una grande fortuna. Mi ha dato tante possibilità e soprattutto coraggio che mi ha portato a un altro livello di competitività. Questo ha fatto si che crescesse la mia consapevolezza crescesse sempre di più fino a sentirmi invincibile”. Caratteristica che l’ha contraddistinto anche da capitano: “Per me il leader è quello che tiene l’umiltà di sapere quando la tua squadra ha bisogno di te o quando serve che lavori in silenzio. Sapevo che i miei compagni mi rispettavano per come giocavo e per come li rispettavo. Ed è così che si conquista uno spogliatoio.
Pizzagate? Si sono stato io a lanciare quel pezzo di pizza. Non avevo giocato quella partita contro il Manchester United. Dopo ogni partita avevamo sempre la pizza: stavo entrando nel tunnel con questa pizza e nel tunnel ho sentito molto rumore provenire dalla mini rissa che si stava creando. Ero piccolo e non sapevo che fare quindi ho tirato la pizza. Poi mi hanno detto che che l’avevo tirata a Ferguson e mi sono dispiaciuto perché rispetto molto Sir Alex.
Fabregas sul Napoli e sul Como: le dichiarazioni
Di Como mi piace il progetto, vedere l’allenatore, la squadra: tutto questo mi dà il fuoco dentro. Siamo stati a Perugia, mi sono divertito: quattro giorni, 17 ore di pullman, senza giocare, ma mi è piaciuto, sto coi miei compagni, imparo.
Calcio Italiano? Avevo di questo calcio un’idea vecchia, perché gli allenatori che avevo conosciuto avevano come priorità la difesa e le squadre italiane affrontate non venivano mai a fare la partita o a toglierci la palla. Ma ora c’è dell’altro, ai miei occhi, c’è la Lazio di Sarri e il Napoli di Spalletti, che gioca assai bene. Ora che ho l’opportunità di vivere da più vicino quello che sta facendo Spalletti col Napoli, riconosco che il calcio italiano sta crescendo anche sotto altri aspetti.