Il centrocampista del Monza Matteo Pessina ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Tuttosport. Il calciatore è tornato a vestire la maglia dei brianzoli quest’estate dopo il loro ritorno in Serie A, diventandone capitano e leader. Di seguito quanto riportato:
La sua storia: “Quanto è accaduto al sottoscritto fa capire che anche oggi ci sono giocatori che tengono alla maglia, alle proprie origini e alle proprie radici. Io sono nato a Monza, ho passato dieci anni in questa società tra settore giovanile e prima squadra e tengo tantissimo non solo al club, ma alla città, ai tifosi, alla gente di Monza. Per questo il mio ritorno è proprio una bella storia”.
Un racconto: “Si sono legate tante cose in questi anni, a partire dai trentamila euro che il Milan versò al Monza quando ero ancora un ragazzo per far sì che il curatore fallimentare riuscisse a pagare gli stipendi dei magazzinieri, della segreteria, gente che non prendeva i soldi da mesi. È stato un gesto d’amore di Galliani, che allora era amministratore delegato del Milan, per il suo Monza perché avrebbe anche potuto prendermi a zero”.
Quanto è stato determinante il pressing di Galliani per il suo ritorno a Monza? “Tutto è nato il 2 giugno: ero a Wembley in Nazionale per la “Finalissima” con l’Argentina. Mi chiamò e disse «Pronto Pessina, volevo solo dirti che siamo saliti in Serie A», e mi ha messo giù. Dopo un mese è partita la trattativa. Galliani è stato fondamentale nella mia scelta perché è una persona di cui mi fi do: nel calcio ne ho viste tante di persone di tutt’altra pasta, pure qui quando avevo 16-17 anni. Lui se ti dice una cosa è quella, se ha dei progetti vuole farli davvero e non ti racconta certe cose solo per provare a intortarti”.
Se Berlusconi e Galliani fossero ancora al Milan, oggi sarebbe a Milanello con loro? “Sì, e col dottore ci scherziamo pure. Lui mi prese al Milan perché vedeva in me delle grandi doti. Quando il club è stato venduto, subito fecero uno scambio più soldi con l’Atalanta per Conti e a Galliani questa cosa ancora non va giù perché mi avrebbe tenuto lì”.
Nel 2023 essere una bandiera nel calcio è fuori moda? “No, non lo è. Perché se uno rimane tutta la carriera nella stessa squadra viene apprezzato anche dai tifosi avversari. Poi sono scelte di vita e capisco anche chi vuole andare via a parametro zero per guadagnare più soldi: però in quel caso ci sta che tu venga criticato dai tifosi per le scelte che hai fatto. Io ho passato sette anni lontano da Monza, sono tornato e non penso di essere una bandiera, però sento l’affetto di tutti. Questo sentimento mi piace, lo percepisco bene e vivo anche di queste sensazioni”.
Felice Luongo
This post was last modified on 16 Febbraio 2023
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