Ultimo aggiornamento 9 Gennaio 2023 11:33 di redazione
Non si placano le proteste in Iran contro il regime sempre più opprimente.
Come tutti sanno, la rivolta è partita dopo l’uccisione del 16 settembre scorso di Mahsa Amini, ritenuta “colpevole” di non indossare correttamente l’hijab.
Da questo episodio è partita la ribellione del popolo iraniano, repressa con il sangue dallo Stato.
Le ultime vittime, Mohammed Mehdi Karami e Mohammad Hosseini, sono state impiccate all’alba di sabato dopo essere stati accusati di aver partecipato all’omicidio di un paramilitare.
Anche i calciatori iraniani, durante gli ultimi Mondiali, hanno deciso di opporsi al regime islamico: è emblematica l’immagine della formazione persiana, prima del match d’esordio contro l’Inghilterra, in silenzio durante l’inno nazionale.
Iran, Taremi contro il sistema politico: “La giustizia non può essere fatta con un cappio”
Dopo l’episodio dell’inno, non tutti i giocatori si erano schierati a favore di tale presa di posizione.
Tra questi Mehdi Taremi, attaccante del Porto e stella della selezione iraniana. A novembre Taremi, appartenente a una famiglia conservatrice, aveva dichiarato l’esigenza di tenere lontani sport e politica.
Dopo le impiccagioni di sabato, però, anche il numero 9 ha denunciato l’oppressione affermando: “La giustizia non può essere fatta con un cappio”.
Sempre più protagonisti dello sport locale si uniscono quindi al dissenso contro il regime.
Partecipe alle sommosse anche l’ex calciatore Amir Nasr-Azadani, condannato a un totale di 26 anni di prigione (5+5+16) per assembramento e cospirazione che hanno portato a crimini contro la salvaguardia nazionale e per il coinvolgimento nell’uccisione di tre agenti della sicurezza.
Francesco Flaùto