Continuano anche in campo le proteste per il Mondiale in Qatar. Tra le morti sul lavoro e i finti tifosi l’atmosfera rasenta un contesto tragicomico, come se si fosse in una bolla di vetro. In tutto questo i giocatori si trovano a dover recitare una parte, tante volte senza potersi esprimere a pieno.
In questo clima c’è chi ha trovato uno sfogo alle proteste di un Paese intero. Parliamo ovviamente dell’Iran, che vive un turbine di moti popolari da diversi mesi, iniziate con la morte di Mahsa Amini. La ragazza è diventata il simbolo di una stagione di possibile cambiamento, tant’è che l’aria che si respira in Iran ha raggiunto picchi simili a quelli della rivoluzione Khomeinista.
Ciò che è successo nel pre di Inghilterra-Iran è un segnale molto forte. I giocatori dell’Iran non hanno cantato l’inno nazionale della repubblica islamica. Il gesto è un chiaro segnale di protesta nei confronti di un regime che non è più riconosciuto dal Paese.
Dopo i moti popolari degli ultimi mesi e la repressione perpetrata nei confronti dei rivoltosi, ai giocatori dell’Iran va riconosciuta una grandissima dose di coraggio.
Enrico Coggiola
This post was last modified on 21 Novembre 2022
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