Da mesi l’Iran sta vivendo una crisi politica sociale e politica senza precedenti, partita dalla protesta della 22enne curda Mahsa Amini, arrestata dalla polizia iraniana perché il velo non copriva i capelli per intero e morta in cella.
Simbolo della protesta nel paese è il taglio di una ciocca di capelli. Un gesto che potrebbe essere portato dalla nazionale iraniana ai Mondiali che si stanno svolgendo in Qatar. Il capitano Ehsan Hajsafi ha esordito in conferenza stampa parlando di: “dio dell’arcobaleno“, un’espressione usata da Kian Pirfalak, bimbo tra le vittime della repressione che sta agitando il Paese.
Il capitano appartenente all’AEK Atene ha inoltre aggiunto: “La nostra gente non è contenta. Noi siamo qui, ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere la loro voce. Io spero che le condizioni cambino secondo le aspettative del popolo“.
A far eco delle parole di Hajsafi ci pensa Sardar Azmoun, attaccante del Bayer Leverkusen che sul suo profilo Instagram ha detto: “Essere cacciato dalla nazionale sarebbe un piccolo prezzo da pagare rispetto anche a un solo capello delle donne iraniane“.
Il ct dell’Iran Carlos Queiroz difende i suoi ragazzi: “i giocatori sono liberi di protestare come farebbero se provenissero da qualsiasi altro Paese purché in modo conforme ai regolamenti della Coppa del Mondo e nello spirito del gioco“.
This post was last modified on 21 Novembre 2022
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