Ultimo aggiornamento 19 Novembre 2022 15:39 di redazione
L’altro punto di vista. Al termine di una partita, siamo abituati a sentir parlare allenatori, giocatori, opinionisti. Quello che spesso manca, è un punto di vista diverso, quello di chi la partita l’ha diretta, l’arbitro, per cercare di capire come abbia interpretato le varie situazioni accadute durante il match.
Un intervento che spesso aiuterebbe a fare chiarezza, a portare trasparenza riguardo una specifica scelta arbitrale, a placare eventuali polemiche. Sappiamo come non sia frequente il loro intervento, la loro esposizione alla massa. Ma recentemente abbiamo avuto un eccezione.
Una conoscenza arbitrale del nostro campionato, identificata nel nome di Massimiliano Irrati, ha voluto esporsi personalmente in un intervista rilasciata a Repubblica, in cui il fischietto toscano ha voluto fornire un suo punto di vista arbitrale riguardo alcune questioni del mondo del calcio.
L’intervista, è iniziata parlando del Var, e del fatto che all’inizio la classe arbitrale fosse veramente scettica riguardo l’utilizzo di quella nuova tecnologia:
“Ci sono state resistenze, sì. L’impatto è stato molto forte. La prima volta che venne Rosetti a Coverciano a parlarci del Var la ricordo bene: aveva partecipato a un seminario ad Amsterdam su questa idea. Sarà stato forse il 2015. Lo guardammo come a dire “questo è pazzo”. Non riuscivamo a capire: per noi era la moviola di Biscardi, ci sembrava quasi una provocazione. Invece aveva capito per primo quale fosse il futuro”.
Su una domanda riguardo il rapporto arbitro-giocatore, si è espresso così:
“Dipende. Se sei sincero e leale, magari ammetti un errore e non ti nascondi dietro la divisa, i giocatori lo apprezzano. Un aneddoto? Un Roma-Lazio semifinale di Coppa Italia. Totti entra dalla panchina con la Lazio in vantaggio 2-0 a 15 minuti dalla fine, mi si avvicina e battendomi la mano sulla spalla mi dice “bravo”. Stava perdendo 2-0, pensavo mi prendesse in giro. Lo guardo come a dire, “Ma che bisogno hai?”. Lui forse capisce e mi fa, serio: “No no, bravo davvero”. Ecco. Se arbitri bene, anche chi perde lo capisce. E un apprezzamento così, da un campione esperto, che poteva fregarsene, mi fece effetto”.
Riguardo i possibili errori da loro commessi in partita, questo è il punto di vista di Irrati:
“L’errore? A volte è talmente chiaro da subito che sei devastato, te ne rendi immediatamente conto dalla reazione dei calciatori. Ancora di più se sai che le conseguenze di un tuo errore sono gravi. L’arbitro bravo è quello che riesce in 3 giorni, un giorno, 12 ore, a cancellare le polemiche e a tornare in campo al livello a cui era prima”.
Sulla questione legata alla volontà di Orsato di spiegare le decisioni arbitrali tramite la Tv, si è espresso così:
“Quello doveva essere un esperimento per aprirci, per far capire cosa c’è dietro una decisione da un punto di vista più elevato. Finì in polemica. Non è stata una bella esperienza: se il nostro “capitano” viene subito attaccato così, forse non c’è la cultura generale per fare qualcosa di simile. Ma noi siamo aperti”.
Infine, Irrati ha spiegato così quale sia in assoluto la peggior critica che possano mai fare ad un arbitro:
“La critica peggiore? Pensare o scrivere che ha preso una decisione per favorire una delle due squadre. L’accusa di malafede. O come diceva qualcuno la sudditanza psicologica. Anche solo insinuarlo è l’insulto peggiore. A volte, raramente, te lo dice un giocatore in campo: “Questo a loro non lo avresti fischiato”. E lì da una parte ti crolla il mondo addosso. Dall’altra ti chiedi: ma cosa ho fatto per fargli venire un pensiero così?”.
Giulio De Pino