Un allenatore icona come Zdenek Zeman non poteva naturalmente che lasciare un’importante testimonianza dei suoi trascorsi, nonché della sua indelebile impronta lasciata al calcio. Dopo la recente uscita della sua emozionante autobiografia, la Gazzetta dello Sport ha così riportato in un’intervista le parole dell’allenatore ceco.
Un’autobiografia, “La bellezza non ha prezzo“, in cui Zdenek Zeman racconta il valore di un calcio etico e pulito, all’interno di una tormentata carriera piena di battaglie. Esaltando la fatica come fondamentale fonte di un continuo miglioramento, non smette di soffermarsi anche sull’abuso di farmaci proprio per informare e salvaguardare i più giovani.
“Non mi stancherò di ripetere che i farmaci servono per i malati non per i sani – ha infatti commentato Zeman – Se prima parlavo di tanti farmaci è perché avevo queste notizie. Ora non le ho. Anche se mi sembra strano… che la Wada abbia dichiarato una cosa: l’Italia è in percentuale il Paese dove si fa più uso di doping. Avranno qualche numero, non crede?“
Nel libro Zeman non poteva che lasciar emergere anche la figura di Maradona, unico calciatore al mondo in grado di vincere da solo e andare fuori dagli schemi:
“Lui poteva giocare ovunque. Davanti o… forse no, mezzo destro o mezzo sinistro – ha infatti dichiarato Zeman sulla Gazzetta dello Sport, individuandolo anche in un eventuale 4-3-3 con un ruolo da centrocampista – Poteva benissimo giocare lì. Avrebbe dovuto accettare e rinunciare a qualcosa per la squadra“.
Zeman ha poi parlato anche della sua battaglia sugli uffici finanziari:
“Per me il calcio sta diventando sempre più business – ha dichiarato, rispondendo alla questione se il calcio sia effettivamente ora migliorato – Quelli che vogliono fare sempre più business sono anche quelli che hanno più debiti. Vuol dire che non è la strada giusta – ha poi continuato menzionando anche il Mondiale in Qatar – Un’assurdità. Il dio denaro impone di farlo lì“.
Una carriera, quella di una grande personalità come Zdenek Zeman, che, tra i ringraziamenti dei suoi campioni e la gratitudine dei dirigenti, ha incontrato non pochi ostacoli. Primi tra tutti gli stessi arbitri, parte di un sistema da lui segnalato come sbagliato:
“Non è una sensazione, è tutto documentato. Era un sistema sbagliato, indipendentemente dal fatto che abbia preso di mira me o De Sisti – ha appunto affermato, considerando il tutto un po’ più sicuro con il Var – Sul fuorigioco sicuro. Ne ho presi tanti di gol in fuorigioco“.
Liliana Longoni
This post was last modified on 13 Novembre 2022
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