Determinazione, sacrifici, tanta forza di volontà e duro lavoro, tutti ingredienti che hanno poi portato Maria Sole Ferrieri Caputi alle grandi emozioni della Serie A. Ha così fatto il suo esordio in massima divisione Caputi, primo arbitro donna a giungere a questo traguardo. Una tappa che per lei non è naturalmente un punto d’arrivo, già con l’animo proiettato al prossimo importante sogno del Mondiale under 17 femminile, previsto in Australia e Nuova Zelanda dal 20 luglio al 20 agosto 2023. Un’esperienza, il debutto come arbitro della Serie A, che deve essere stata sicuramente emozionante. Una dimostrazione anche di come in campo prestazione perfetta o “posizione giusta, non c’è mai“, come raccontato da lei stessa al Corriere dello Sport.
Un percorso ancora tutto in evoluzione quello di Maria Sole Caputi, ora coinvolta nel più che che dinamico mondo della Serie A:
“Ancora non ho avuto modo di fermarmi, tutto troppo veloce. Vorrei avere un momento per me per vivermi tutto, in serenità – ha infatti dichiarato Caputi in un’intervista rilasciata al Corriere dello Sport, dimostrando di avere anche la giusta mentalità critica per agire in campo – I giudizi li dà il mio designatore, Gianluca Rocchi. Penso che sul rigore forse potevo avere un maggior angolo di visuale, ma il mio spostamento su una ripartenza complessivamente non mi è dispiaciuto. Anche se la posizione giusta, perfetta, non c’è mai“.
Maria Sole Caputi parla del suo esordio come qualcosa di difficile da immaginare o realizzare fino a quando non si entra effettivamente in campo. Un duro lavoro, che richiede necessariamente un attento studio su se stessi e su quanto fatto in partita:
“Cresci solo così, in maniera rapida, quando le categorie nelle quali arbitri permettono di avere qualche video accettabile – ha appunto spiegato Caputi – All’inizio non c’erano smartphone o altro. Con i colleghi capitava di andare a vederci reciprocamente, magari con piccoli video. E in sezione c’era una persona che poi metteva a disposizione della sezione le immagini“.
“Il prossimo anno c’è il Mondiale, è difficile, oppure gli Europei e il Mondiale successivo – ha poi aggiunto, parlando dei traguardi e facendo poi riferimento alle sue passioni – Sempre appassionata di calcio, a sei anni mi piaceva già da matti, come tutto lo sport che
in generale mi emoziona, mi lasciava incantata“.
“Le Olimpiadi sono il top. Certo, non pensavo già di fare l’arbitro. Però alle elementari, in giardino, giocavo a calcio. Poi c’era mio papà, che guardava sempre il calcio in tv. Ed infine i Mondiali, 1994, ero piccolissima e poi quelli del 1998. Lì nasce la mia passione per Baggio e quella maglia che mamma mi ha comprato al mercatino, non ufficiale, ma è la più preziosa di tutte“.
“Tutti quelli che avevano cominciato con me, dopo un anno e mezzo avevano smesso – ha poi detto in conclusione – All’epoca non pensavo certo di arrivare in A, all’inizio è passione, sport, condivisione, una rete sociale sana, pulita, che ti permette di crescere“.
Liliana Longoni
This post was last modified on 4 Ottobre 2022
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