Ultimo aggiornamento 22 Settembre 2022 17:00 di Vincenzo Boniello
Un grande dirigente, un abile amministratore delegato, un ottimo conoscitore di calcio, ma soprattutto un vincente. Riassunto il tutto in un’unica parola, Adriano Galliani, il quale ha parlato al Festival dello Sport a Trento della sua carriera da dirigente, dando numerosi spunti di riflessione e qualche aneddoto.
PASSATO ROSSONERO – “Tassotti era unico, difficilmente gli avversari riuscivano a saltarlo. Maldini? Paolo è il Milan, perché il suo papà era il Milan. Le caratteristiche tecniche di Paolo si conosco. Il papà nel ’63 alza la Coppa dei Campioni e 40 anni dopo sempre in Inghilterra dopo Cesare tocca a Paolo alzare questo trofeo. Non è successo a nessuna squadra d’Europa. Cesaremi diceva sempre, anche durante le trattative per i rinnovi contrattuali, che non avrebbe mai portato Paolo lontano dal Milan. E lui ha ripreso educazione e moralità proprio dal suo papà. Abbiamo ritirato la maglia numero 6 di Baresi e la 3 di Maldini. Quella di Paolo può essere usata solamente da uno dei figli. Perché Paolo è entrato nel club solo quando sono andato via io? Io ho offerto a lui tutte le altre posizioni che non fossero la mia. E lui non ha accettato. Il mio posto non gliel’ho dato perché non sono così generoso e non volevo andare via dal Milan. Io offrii a lui anche la gestione del settore giovanile. Probabilmente magari non doveva succedere in quel momento, c’è il momento in cui devi entrare e devi andare via. E’ successo così, ora sta dimostrando di essere un grandissimo dirigente. Lo abbraccio ad ogni partita, affetto sincero e sono felice per lui. Maldini il condor del futuro? Lascio volentieri a lui questo ruolo. Non ricordo chi mi ha dato questo soprannome“.
CONDOR BRIANZOLO – “Comunque gli ultimi due colpi del condor sono: estate 2021, ultimo contratto depositato, quello di Marrone. Contratto depositato agli ultimi secondi. Segnò contro il Pisa ai playoff. Quest’anno il colpo del condor è Armando Izzo depositato alle 19.58”.
ANCELOTTI E I CENTROCAMPISTI – “Ancelotti giocatore prima ed allenatore poi. Carlo in campo era straordinario, Sacchi nonostante gli acciacchi convinse me ed il Presidente Berlusconi a prenderlo. La Roma lo cedette perché pensava fosse a fine corsa. Giocatore e persona meravigliosa, rimane un grande rapporto fra lui e noi. Alla Juventus da allenatore arrivò secondo, non era considerato un vincente. A cavallo del 2000 infatti chiuse alle spalle di Lazio e Roma. Parlai con Ancelotti quando da noi in panchina al Milan c’era Terim. Non andò benissimo, ecco perché andammo su Carlo Ancelotti. Fece cose eccezionali con i rossoneri. Ricordo che dopo il primo allenamento con Kakà mi chiamo e mi disse che era un fenomeno. Al tempo avevamo anche Rui Costa. Unica telefonata di un giocatore intelligente nel corso della mia carriera ricevuta proprio da Manuel che mi disse che doveva andare via perché Kakà era troppo più forte”.
DYBALA E ICARDI – “Il giocatore che abbiamo cercato più insistentemente è stato Dybala: lo volevo fortemente al Monza, ma il giocatore non ha mai dato aperture, voluto dallo stesso Berlusconi. Icardi era più un’idea del presidente, ma non è mai stato cercato seriamente“.