Vacilla il calcio italiano, che risente adesso del non poco peso dell’attuale incombente crisi economica nel Paese. Per questo, Gabriele Gravina ha parlato su Il Messaggero dei problemi che possono ulteriormente frenare il mondo del calcio e il settore sportivo in generale. Il presidente della Federcalcio ha così menzionato non solo la Serie A, ma anche tutto quanto vi stia dietro, considerando anche le 12mila società calcistiche presenti in Italia.
“È peggio della pandemia, perché allora coi protocolli siamo ripartiti, stavolta questo tsunami ci trova già a terra. Non abbiamo contromisure e ci mancano soldi. Il calcio così non si rialza più – ha dichiarato allarmato Gravina su Il Messaggero, facendo leva anche sull’interesse che il settore sportivo meriterebbe dal Governo – Pretendiamo pari dignità con tutti gli altri settori. Dalla Serie A alle giovanili. In questi giorni ci siamo mossi, sappiamo che alle imprese saranno riconosciute come credito d’imposta una percentuale delle spese energetiche dei prossimi tre mesi, spero ci saremo anche noi nella lista“.
Un settore, quello della pratica calcistica, che ha del resto un peso non indifferente nelle dinamiche economiche del Paese. L’impatto socioeconomico sarebbe infatti di circa 4,5 miliardi di euro, mentre sul PIL ammonterebbe a 10 miliardi di euro l’anno. Le condizioni in cui versa attualmente il mondo del calcio non sembrano tuttavia essere state sufficientemente valutate dal Governo, come fatto notare dallo stesso Gravina.
“Qui si scherza con il fuoco. Tante società , soprattutto quelle dilettantistiche non riusciranno a pagare le bollette dei propri campi visto che sono triplicate. Stiamo scherzando col fuoco e rischia di diventare un dramma sociale. Il sistema non regge i costi triplicati. A Coverciano vi dico solo che sono arrivate bollette elettriche da capogiro, a luglio la cifra era di 79 mila euro e manca ancora il gas. Cosa si fa? Mando a casa tutti quelli che ci lavorano e chiudiamo? Sono preoccupato ma non solo per il calcio ma per tutto il mondo dello sport – ha poi concluso il numero uno della Federcalcio – Bisogna adottare misure strutturali e non soluzioni tampone, perché queste danno ossigeno lì per lì ma non risolvono il problema“.
Liliana Longoni