Un risultato incredibile, frutto di programmazione, lavoro e coraggio. C’è Questo alla base della Cremonese, che dopo 26 anni torna ad assaporare la Serie A al culmine di una cavalcata pazzesca che ha portato alla promozione.
Tanti giovani messi in vetrina, come Carnesecchi, Okoli, Fagioli, Gaetano e Zanimacchia, ma anche l’esperienza dei vari Castagnetti, Valzania, Baez, Ciofani, Bonaiuto e Di Carmine. Un mix perfetto creato ad arte dai due grandi artefici della promozione: l’allenatore, Fabio Pecchia, e soprattutto Ariedo Braida, dirigente che di esperienza ne ha da vendere con un passato vissuto tra Milan e Barcellona.
E proprio l’attuale direttore generale della Cremonese, Ariedo Braida, si è concesso in un’intervista ai microfoni di Rompipallone.it per parlare dell’impresa dei grigiorossi. Tanti i temi trattati, partendo dalla grande festa per la promozione e il grande obiettivo raggiunto:
“Nessuna enfasi. Sono da poco più di un anno e mezzo a Cremona e avevamo l’obiettivo della salvezza che abbiamo centrato nella scorsa stagione, mentre quest’anno l’obiettivo erano i playoff e invece abbiamo centrato la promozione diretta. Il calcio è fatto di poche parole e possibilmente di più fatti.
Pecchia è stato l’artefice della salvezza dello scorso anno e della promozione in questa stagione. A me è venuta l’idea, faccio una battuta, “malsana” di prenderlo. Lui è stato bravo, ha fatto una gran cavalcata e ha dimostrato di essere un allenatore di valore perché quello che ha fatto resta scritto. Non sono chiacchiere: ha ottenuto salvezza e promozione. Ma devo dire che in questa società c’è un punto di riferimento importantissimo come il cavaliere Arviedi, un industriale importante. Ci ha messo passione e non solo nella Cremonese, società che ha prelevato 16 anni fa e che finalmente ha portato in Serie A, coronando un sogno. Ne sono molto felice.
Il risultato è arrivato attraverso il lavoro di tutti. Pecchia, i giocatori, tutti i collaboratori, il d.s. Giacchetta arrivato poco dopo di me. Abbiamo tutti contribuito al raggiungimento di questo traguardo. Nella vita, se le cose funzionano, funzionano per tutti e se non funzionano, vanno male per tutti. Questo è il mondo del calcio.
Pecchia confermato? Ha un contratto. L’anno scorso l’accordo prevedeva già un ulteriore anno, che si trattasse di Serie B o Serie A. Poi, a volte, ci sono delle situazioni che possono cambiare. Anch’io ho un contratto, ma nel calcio ci sono delle imprevedibilità.
I giovani della Cremonese? Sento dire troppo spesso che ‘devono giocare i giovani’, ok! Ma io dico un’altra cosa: devono giocare i giovani che son bravi! Giovane o meno giovane non è sinonimo di bravura. Il calcio è un po’ come saper suonare: devi conoscere la musica. Un calciatore è bravo? E allora gioca! Quanti anni ha, 18? E gioca, ma deve essere bravo. Non guardo l’età di un calciatore, guardo solo alle loro qualità. Guardate Ibra al Milan, a 40 anni gioca ancora. Oggi un po’ meno perché ha qualche problema fisico, ma vi siete chiesti perché continua a giocare ed essere fondamentale? Semplice, perché è più bravo degli altri! Non si gioca per grazia ricevuta, ma per meriti”.
Carnesecchi, Okoli, Fagioli e Gaetano sono stati il fiore all’occhiello della Cremonese. Cosa ci può dire sulle prospettive di questi ragazzi?
Sono tutti e quattro dell’Under 21, credo che nell’ultimo match della Nazionale del CT Nicolato a “Trieste ad un certo punto abbiano giocato anche tutti insieme. Non sono di proprietà della Cremonese, ma li abbiamo scelti per le loro qualità e per aiutare il calcio italiano. Serve che giochino i calciatori bravi, l’età non conta. Sono di questo parere”.
Gaetano che prospettive ha e in quale ruolo lo vede meglio per il futuro?
“Ha giocato in varie posizioni del centrocampo: da regista, mezzala e trequartista. Probabilmente il suo ruolo futuro sarà quello che aveva pensato per lui Ancelotti, quello di centrocampista e regista. Sta maturando, ma ha bisogno di un percorso. Fisicamente non è un gigante, ha bisogno di tempo e crescere. Attraverso il tempo migliorerà.
Fagioli? È un giocatore di talento che ha bisogno di un percorso per sviluppare le sue qualità. Deve migliorare tante cose e allenarsi con grande impegno. Ha bisogno del tempo per far sì che cresce: è un fiore che sta sbocciando, ma per diventare una pianta ha bisogno di tempo. Lo stesso discorso vale per Gaetano e tutti gli altri giovani, a parte qualche eccezione che non conferma la regola”.
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Pasquale Giacometti
This post was last modified on 9 Maggio 2022
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