L’ex presidente della FIGC dal 2014 al 2017, Carlo Tavecchio, è intervenuto ai microfoni di Radio Punto Nuovo, commentando la disfatta della Nazionale contro la Macedonia del Nord. L’ex presidente, senza peli sulla lingua, ha rispolverato il suo concetto portato avanti durante la carica relativo agli stranieri e ai giovani italiani. Di seguito le dichiarazioni.
Sugli attaccanti italiani
“Gli attaccanti italiani si contano sulle punta delle dita di una mano. Se non usiamo i nostri giovani non abbiamo alternative che chiamare Tizio, Caio e Sempronio che non sono cresciuti nei nostri vivai. Abbiamo un sacco di gente che toglie il posto agli italiani, mi diedero del razzista quando sollevai questo problema. Il pescare nel mare magnun degli stranieri porta a questi risultati“
Sulle dimissioni
“Ognuno fa quello che vuole. Dissi solo che chi doveva venire a giocare in Italia doveva avere un curriculum che dimostrasse che giocava in una squadra rappresentativa del suo Paese, come succede in Francia ed in Inghilterra“
Una soluzione per il calcio italiano
“Bisogna fare centri di formazione federale, è il primo passaggio per ottenere dei giovani che possano esprimersi a certi livelli. Bisogna potenziare questi centri e mettere dei limiti sull’utilizzo degli stranieri. Parlo ovviamente degli extracomunitari. La Lega Serie A si renderà conto del problema, di quanto stia cadendo in basso il nostro calcio, quando i club capiranno che non potranno più comprare giocatori a 5-6 milioni l’anno. Andiamo verso una naturale autarchia“
This post was last modified on 28 Marzo 2022
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