Ultimo aggiornamento 25 Marzo 2022 0:37 di redazione
L’undici luglio scorso è stata la notte più lucente del nostro calcio dalla notte di Berlino del 2006.
Il cielo era tornato a tingersi d’azzurro. Una notte di rivincita dopo il dolore di San Siro che fino a poco fa ci sembrava irripetibile.
Quella di Wembley però è stata anche la notte dell’illusione. Negli ultimi anni abbiamo visto il nostro movimento che in modo lento ma costante ha perso sempre più appeal, competenza, organizzazione, talento, professionalità, innovazione e soldi.
Un calcio governato da logiche di palazzo, attraversato ogni estate da inchieste di ogni tipo, un calcio che non è riuscito ad innovarsi, ad andare avanti a superare se stesso. Un calcio che come sempre avviene rappresenta a pieno il paese, con i giovani che sempre più si allontanano da quello che un tempo era lo sport degli italiani.
256 giorni dopo Londra, ci siamo risvegliati da un’illusione durata fin troppo. Cullati dal titolo di Campioni d’Europa, abbiamo dimenticato chi siamo e vissuto nei ricordi di cosa eravamo e che di questo passo difficilmente torneremo ad essere.
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ILARIO COVINO