Ultimo aggiornamento 29 Gennaio 2022 17:50 di redazione
La Curva Fiesole attraverso un comunicato ufficiale ha attaccato duramente la dirigenza viola per la cessione di Vlahovic mandando un messaggio a Commisso. Qui di seguito i temi toccati.
Il pensiero su Vlahovic: “E così siamo alle solite. Un altro piccolo uomo senza palle, senza onore e senza rispetto che se ne va nella squadra senza identità e appartenenza per antonomasia. Un’altra proprietà che dopo aver sbandierato l’amore per il “popolo viola” fa quello che hanno fatto i loro predecessori: vendere i nostri migliori giocatori ai rivali storici. Non ci stupiamo più di niente e non ci strapperemo certo i capelli per aver perso l’ennesimo buffone.“
Sul Presidente Commisso: “Come è possibile che Lei abbia avallato la decisione di fare affari con chi rappresenta il male assoluto di quel sistema che fino a ieri combatteva? Pensavamo, orgogliosamente, di esserci lasciati alle spalle il periodo nero di plusvalenze ed affari con l’innominabile, per poi ripiombarci in un istante. Una città che aveva abbracciato in toto le sue battaglie, e che avrebbe continuato ad abbracciarle anche in futuro, si è sentita abbandonata e tradita.
L’attacco alla dirigenza e il messaggio a Commisso: “Presidente siamo stati al suo fianco in tutte le battaglie intraprese dallo stadio, al centro sportivo fino alla lotta per cambiare quel sistema che noi ormai conosciamo da decenni. Non siamo disposti a veder calpestata la nostra passione: soprattutto dall’ennesima operazione fatta dai suoi uomini di mercato che ci sembra non rappresentino per niente il suo modo di vivere questa avventura insieme a noi. L’attendiamo con ansia Presidente. La Fiorentina e la sua gente hanno bisogno di Lei qui. Non noi, ma una città intera l’aspetta per capire.“
Il messaggio alla squadra: “L’ultimo messaggio vogliamo darlo alla squadra che è la cosa che in questo momento conta davvero. Avete dimostrato di avere gli attributi, siamo con voi. Altre battaglie ci aspettano magari per far rimpiangere a qualcuno di essersene andato di notte come un codardo”.
Simone Borghi