Storia del tifo in Italia, dagli esordi negli anni Venti alle piattaforme di streaming
Sappiamo bene quanto sia radicato il tifo in Italia, soprattutto perché la sua storia e le sue origini sono da ricercare molto indietro nel tempo. Bisogna tornare infatti a oltre un secolo fa per individuare le prime ed embrionali tracce di un fenomeno che è divenuto poi parte integrante dello stile di vita nel Belpaese. Si dice sempre che il nostro campionato è ‘il più bello del mondo’ e a contribuire in questo senso ci si mettono anche le urla e gli applausi che scrosciano a un ritmo serratissimo da curve e gradinate. E’ stato così fin dall’inizio, quando negli anni Venti ha cominciato a diffondersi su tutto il territorio la pratica del gioco del calcio a livello agonistico. Con essa sono sorti anche i fortissimi campanilismi, che hanno contrapposto una città rivale all’altra o addirittura frazioni diverse di una stessa metropoli (basta pensare al caso di Roma, Milano e Torino).
Il fatto di parteggiare per i propri colori e beniamini è parte integrante degli sport praticati a livello agonistico. Un sentimento che, come accennato proprio negli anni Venti, si è acceso ancora di più negli stadi con la diffusione del calcio. Un fenomeno culturale e sociale ampio, tale da assumere un proprio nome: tifo, appunto. Oggi quando arriva il weekend ci chiediamo dove guardare le partite di serie A in compagnia di amici e parenti, avendo la possibilità di rivolgerci a piattaforme nate proprio per offrire questo servizio in streaming. Questo perché l’evoluzione della tecnologia ha aperto le porte alla visione del gioco non soltanto a quanti fisicamente in grado di prendere parte all’evento nello stadio (come avveniva una volta, quando l’alternativa era la radio). Si può gioire – anche se a volte bisogna disperare – con gli amici riuniti davanti allo schermo della tv direttamente dal divano di casa, seppur nella consapevolezza che in uno stadio le emozioni sono più amplificate. L’alternativa virtuosa, quando è inverno o quando si è impossibilitati a viaggiare e spostarsi per raggiungere l’arena cittadina, è dunque oggi rappresentata dallo streaming.
Dagli anni Venti in poi la partecipazione ‘in presenza’, quella alla quale siamo stati costretti per mesi a rinunciare a causa dell’emergenza sanitaria da Covid-19 (con un’espansione ancora più forte del servizio streaming), è sempre cresciuta a dismisura. Nei capoluoghi di provincia l’amore per il gioco del calcio si diffuse rapidamente: si moltiplicavano dappertutto – anche nei centri più piccoli – gli impianti e i club. E questo spingeva molto sull’acceleratore del campanilismo sportivo, che trovava in un simile contesto un terreno più che fertile. Lentamente si completava un processo di totale identificazione della squadra con la città di appartenenza (basta pensare a cosa è accaduto a Napoli). C’è stato un tempo in cui era molto difficile che un tifoso finisse comunque per parteggiare per una squadra che non fosse quella della propria città. Una regola che iniziò a incrinarsi quando negli anni Trenta la Juventus vinse cinque scudetti consecutivi: ecco la scintilla che accese il senso di ammirazione anche per le squadre leader e dunque consentì la formazione di ‘tifoserie nazionali’.
Per quanto riguarda l’etimologia e il senso del termine ‘tifo’, bisogna dire che le origini un po’ si perdono. Ad ogni modo, sarà però utile precisare come sia stata data anche una interpretazione colta alla parola. Si pensa infatti al termine greco ‘typhos’ ovvero fumo, per indicare l’atmosfera spesso indiavolata. D’altra parte, gli entusiasmi si accendevano in modo quasi… febbrile ogni domenica, come una specie di contagio. C’è anche chi ritiene che più semplicemente questa parola sia stata coniata e derivi direttamente dal gergo delle persone sugli spalti. Il termine tifo, riferito ai supporters di team e beniamini vari (inizialmente solo del calcio poi esteso anche ad altri sport), fece la sua definitiva comparsa sui giornali nel Dopoguerra. L’escalation di aggressività fuori e dentro gli stadi si avrà solo in seguito con la nascita del cosiddetto ‘tifo organizzato’ con lo zoccolo duro degli ultras. Con il tempo si accese anche il dibattito sulla valenza non solo filosofica ma soprattutto politica del tifo, con tutti gli eccessi del caso. Oggi le partite si guardano anche in modalità digitale ma il gusto di veder gonfiare la rete in diretta resta qualcosa che apre (e sempre aprirà) il cuore, senza limiti di età.
This post was last modified on 21 Febbraio 2024
L'ex leggenda della Juventus potrebbe tornare a lavorare in Italia: ecco gli ultimi dettagli e…
L'Inter di Simone Inzaghi si prepara a quattro partite importanti contro Lipsia, Fiorentina, Parma e…
Oltre al periodo negativo in termini di risultati e prestazioni, si aggiungono i problemi dall'infermeria…
Parole forti da parte del pilota monegasco al compagno di scuderia mentre Verstappen festeggia il…
Brutte notizie in casa Sinner. Il tennista sta trascinando l'Italia in Coppa Davis ma alcune…
Unai Emery è l'uomo delle coppe e dopo l'Atalanta chissà che non possa succedere di…