Costantino, assistant coach Ungheria: “Islanda? Dall’inferno al paradiso in 4′ minuti. Ho pianto per il covid ma l’importante e aver raggiunto Euro2020”

Ultimo aggiornamento 21 Novembre 2020 9:15 di redazione

“Dall’inferno al paradiso in 4′ minuti”. Giovanni Costantino, assistente del CT dell’Ungheria Marco Rossi, ha definito così la vittoria della nazionale magiara sull’Islanda, quella che è valsa la qualificazione ad Euro 2020. L’Ungheria dovrà affrontare un girone durissimo ai prossimi europei: Francia, Portogallo e Germania. Una carriera tanto dura quanto soddisfacente quella di mister Giovanni che è partito da Messina per arrivare ad una delle più importanti competizioni internazionali, passando per i freddi paesi scandinavi dove ha allenato diverse squadre.

“Sarà emozionante essere lì, considerando il cammino che abbiamo fatto, ma non deve essere un punto d’arrivo”, ha poi aggiunto Costantino in un’interessante intervista rilasciata ai nostri microfoni. Ecco quanto ha rivelato alla nostra redazione:

Che emozioni hai provato negli ultimi minuti di Ungheria-Islanda?

Ungheria-Islanda purtroppo l’ho vissuta da casa a causa della positività al covid, così come il mister Rossi. C’era tanta apprensione perché nel secondo tempo abbiamo schiacciato l’Islanda ma non riuscivamo a segnare e il gol di Nego dell’1-1 è stata una vera e propria liberazione. Ci siamo sentiti subito telefonicamente con Inguscio – l’altro collaboratore italiano che era in panchina per l’occasione – per sistemarci tatticamente e per organizzare gli ormai imminenti supplementari. Poi è arrivato il gol di Szoboszlai che ci ha fatto esultare tantissimo. Eravamo già proiettati ad un’altra mezz’ora di gioco ma è stata una gioia immensa. Siamo passati dall’inferno al paradiso, passando per il purgatorio in 4′ minuti.

Come hai vissuto la positività al covid e il fatto di dover rinunciare ad una gara del genere per la quale avrai lavorato con tanti sacrifici?

Quando ho avuto la notizia della positività ho pianto. Perché un evento del genere non sai mai se ti può ricapitare nella vita, anche se sono giovane e spero di giocare altre partite così. Poi però ho metabolizzato la situazione e giorno dopo giorno ho capito quanto sia fortunato per il lavoro che faccio e per come sono guarito dal coronavirus, considerando che tante persone purtroppo non ce l’hanno fatta.

Ci sono state tante partite che ricorderò sempre particolarmente. Però forse ce n’è una che mi è rimasta impressa: vincere al Marakana di Belgrado (Serbia Ungheria 0-1) è stato molto emozionante per me. Sono uno che vive il calcio in maniera molto passionale, soprattutto dal punto di vista del tifo, e quando abbiamo vinto lì, nonostante non ci fosse il pubblico, ho pensato “mamma mia dove abbiamo vinto”. Da piccolo sognavo sempre di andarci per vivere quella fantastica atmosfera e vincere lì è stato davvero particolare.

In generale, che lavoro avete fatto con la nazionale ungherese visto che è cambiata tantissimo in maniera positiva negli ultimi anni?

Tatticamente siamo molto flessibili e questa imprevedibilità è un po’ la nostra caratteristica principale. Lavoriamo molto sui dettagli che sono fondamentali nel corso di una partita, soprattutto nel calcio moderno. Diventa importantissimo conoscere punti di forza e punti deboli degli avversari da sfruttare al massimo in una gara. Il covid ci ha permesso, seppur forzatamente, un ricambio generazionale che ha fatto bene a questa nazionale. Nonostante la poca esperienza internazionale di molti giocatori, la squadra ha dimostrato di non essere cresciuta anche da questo punto di vista.

Sarà dura ai prossimi Europei con Francia, Portogallo e Germania nel girone.

L’Ungheria non parcheggerà l’autobus all’Europeo (ride ndr.). Dobbiamo avere coraggio ed essere sfacciati perché ci piace giocare per vincere tutte le partite. I giocatori giovani e imprevedibili ti aiutano da questo punto di vista. Ci sono sicuramente dei rischi ma i giovani riescono spesso a superare i propri limiti e ad alzare l’asticella.

E poi un giocatore come Szoboszlai rende tutto più semplice. È pronto per il salto in un grande club?

Dominik è già pronto da mesi. Ha fatto bene a restare ancora al Salisburgo per crescere da ogni punto di vista. È stato importante per lui rimanere in una squadra che lo facesse crescere giocando titolare anche in competizioni importanti come la Champions League. Ci sentiamo spesso, c’è tanta stima tra di noi. Un giocatore con le sue qualità lo vedrei bene ovunque: in Serie A, così come in Premier League o in Liga o in Bundesliga.

Dal punto di vista personale, cosa significa partecipare ai prossimi Europei?

Ancora non ho realizzato quello che abbiamo fatto finora. Non deve essere un punto di arrivo personalmente. Non posso pensare che alla mia età questo sia l’apice della mia carriera. Di sicuro è una grandissima soddisfazione e un traguardo importante, ma non deve essere l’unico. Io mi diverto in quello che faccio e voglio vincere sempre di più. Dalle giovanili alla nazionale ungherese ho sempre pensato alla vittoria. Devo godermi questo momento guadagnato con tanta fatica con un occhio sempre rivolto al futuro“.

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GIUSEPPE ANNARUMMA

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