Ultimo aggiornamento 18 Giugno 2017 23:02 di
Un buon inizio per gli azzurrini, che dopo un primo tempo oggettivamente sottotono, tirano fuori una buonissima prestazione nel secondo tempo, confermando le attese della vigilia che vedevano l’Italia favorita sulla Danimarca. Fondamentali il gol “scacciapensieri” di Pellegrini e l’ingresso di Chiesa, che ha dato linfa vitale all’Italia. Ora i ragazzi di Di Biagio
PAGELLE ITALIA
Donnarumma 6 – Essendosi mai sporcato le mani solo una volta, bisognerebbe addirittura dargli senza voto. La “reazione” al lancio delle finte banconote mostra una maturità sorprendente e la parata su Hjulsager valgono il voto.
Conti: 6 – Nella serata gloriosa della retroguardia azzurra, lui cerca in un paio di occasioni di farsi vedere anche davanti. Dal 60° in poi scende visibilmente di condizione, causando una punizione dal limite per i danesi e perdendo il suo uomo su una palla alta vagante. Probabilmente il campionato con l’Atalanta è stato troppo dispendioso.
Rugani: 7 – Mastodontico; dalle sue parti non c’è storia per nessuno, in anticipo costante sugli attaccanti avversari. Non sarebbe un azzardo schierarlo titolare nella formazione della Juve valida per il campionato.
Caldara: 6,5 – Una buona serata anche per lui, ovviamente, dati gli zero tiri in porta dei danesi. Prestazione positiva, ma da uno dei “bomber” dell’Atalanta ci si aspetta qualcosa in più, soprattutto sulle palle inattive.
Barreca: 6,5 – Si sacrifica sempre, si butta in avanti e salva tutto al quarto della ripresa quando in anticipo toglie il pallone dai piedi di Holst, salvando capra e cavoli. Per spirito di sacrificio, può essere il “Grosso” di questa Italia.
Pellegrini: 7,5 – Mezzo voto in più di Rugani per la magia del gol; poco da dire, è sicuramente una delle mezzali più forte del torneo e chissà anche della “nuova” Roma targata Di Francesco. Se la Danimarca va al tiro in sole tre occasioni senza mai centrare la porta è (anche) merito suo.
Gagliardini: 6,5 – Il tiro in porta non è affare suo e sembra non essere mai in partita. In realtà effettua, in coppia con Benassi, una quantità impressionante di “lavoro sporco”.
Benassi: 7 – Corre come un matto, prova a tirare in porta, ferma le azioni avversarie. Non si potrebbe chiedere di più alla mezzala difensiva, nonché capitano, della nostra nazionale. Anche per lui, le tante presenze da titolare in Serie A si fanno sentire, tanto da portarlo al cambio al 73°. (73° Grassi: 6 – Buon rincalzo, non si sente più di tanto lo scarto con Benassi. Potrebbe guadagnarsi altri minuti nelle prossime sfide)
Berardi: 5,5 – No, dal giocatore che abbiamo avuto modo di conoscere al Sassuolo ci si può aspettare molto di più. Non bisogna dimenticarsi che è il giocatore più esperto di questa nazionale (titolare fisso in A sin dal 2013, quando aveva appena 19 anni); forse per bocciatura o per scarsa condizione fisica, è il primo a uscire. (67° Chiesa: 7 – Non fa assolutamente rimpiangere Berardi, anzi: propositivo, quando corre scappa via come una lepre. Suo l’assist per il bel gol di Petagna: una preziosa arma a gara iniziata, soprattutto nel prosieguo del torneo).
Petagna: 6,5 – Dottor Jekyll e mister Hyde. Nel primo tempo lento, stanco, mai reattivo sul pallone. L’occasione più ghiotta, una palla a centro area già stoppata, termina con una rovinosa caduta a terra. Nel secondo tempo non va molto meglio ma poi vede Cerri scaldarsi e pronto all’ingresso in campo: nell’arco di cinque minuti tenta il gol tre volte, trovandolo in acrobazia all’86°. Passato da bocciatura a elogio in un minuto. (87° Cerri: s.v.)
Bernardeschi: 6,5 – Il suo conterraneo Dante oserebbe dire “Senza infamia e senza lode“. Una discreta partita, ma da un giocatore con i suoi numeri ci si aspetta di più. Fisicamente però il ragazzo tiene davvero bene: questa, forse, la differenza tra una preparazione atletica in squadre come Atalanta e Sassuolo (con i loro rispettabili obiettivi) e in una come la Fiorentina, a parte questa stagione stabilmente nelle prime 6 da anni. Non a caso nella parte finale del match cresce tantissimo, forse intendendosi meglio col compagno di squadra Chiesa.
Di Biagio: 7 – Il CT sa di avere a disposizione una formazione di tutto rispetto che ha l’obiettivo minimo di vincere il girone. Saggia la scelta di far entrare Chiesa, che cambia l’andamento della partita con la sua velocità e la sua imprevedibilità. Anche in chiave psicologica, intuisce il momento no di Petagna e lo “carica” facendo preparare Cerri per il cambio, scatenando l’ira della punta atalantina. Chiara identità di gioco, tenuta fisica e tanta corsa: l’Italia c’è!