Ultimo aggiornamento 24 Maggio 2017 23:01 di
Dopo una partita che non è mai stata minimamente in bilico, il Manchester United di José Mourinho conquista con merito l’Europa League, svoltando una stagione che, altrimenti, sarebbe stata fallimentare.
Certo, dire “fallimentare” di una stagione che ha visto lo United campione sia della Community Shield, sia della Coppa di Lega inglese è curioso; tuttavia è inaccettabile, dati gli acquisti e l’esperta guida tecnica, terminare solo al sesto posto in campionato.
Qualificazione diretta in Champions League conquistata e, soprattutto, riportato in Inghilterra un titolo europeo che mancava dal 2012-2013, quando il Chelsea si aggiudicò la seconda manifestazione continentale per importanza, ai danni del Benfica. Dopo un trienno di dominio del Siviglia, l’Europa League abbraccia ora il Manchester United, risvegliando in Mourinho vecchi e felici ricordi.
Già, perché l’anno dopo aver vinto la sua ultima Coppa UEFA (nel 2002-2003 col Porto), i suoi dragoni sconfissero in finale il Monaco di Deschamps, in una finale dominata; inutile dire che, per lo United, il trionfo continentale è un obiettivo, anche se ad oggi (e specie dopo aver visto la partita) il gap dalle altri grandi d’Europa sembra irrecuperabile.
Parlando della partita, comunque condizionata dall’assenza del “padrone di casa” Zlatan Ibrahimovic, si potrebbe raccontare il tutto con una semplice parola: noia. Già, perché l’Ajax ha creato veramente pochi grattacapi a Romero, mentre spesso la difesa ha mostrato di essere disattenta, come ad esempio in occasione del gol di Mkhitaryan, che ha anticipato con la punta del piede il difensore piazzato dietro di lui, insaccando alle spalle di Onana.
Poco, pochissimo da salvare nello United se non il risultato e la consapevolezza che, a livello mentale, probabilmente non ci sono molte rivale tra le squadre “umane“; prestazione bella a metà di Pogba, molto beccato nel corso della stagione, che trova il gol solo grazie a una sfortunata deviazione del pur bravo Devinson Sanchez.
Contenti a metà molti del mondo United: primo tra tutti il già citato Ibra, che non può essere certo contento di aver mancato il primo successo in una competizione europea (che poi in realtà è il terzo, se si contano la Supercoppa UEFA e il Mondiale per club vinti nel 2009 col Barcellona) proprio a Stoccolma; non contentissimo è Daley Blind, nato e cresciuto ad Amsterdam con la maglia dell’Ajax cucita addosso; non può essere contento Edwin van der Sar, direttore marketing dell’Ajax, che certo non avrà dimenticato i begli anni trascorsi a Manchester. Proprio gli abitanti di Manchester saranno felici a metà: non tanto per la rivalità, vivissima, tra City e United, quanto piuttosto per quanto la città sia ancora scossa.
Chissà che non sia un segno, però: nonostante tutto, la città di Manchester potrà ancora festeggiare, spinta da capitan Rooney, messo in campo per l’ultima partita con la maglia dei Red Devils. Forse. Di certo, una delle più belle soddisfazioni di una carriera eccezionale, regalata a una città, anch’essa, eccezionale.