Tiberio Ancora, l’uomo che ha cambiato il calcio – “Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare. La calma è una vigliaccheria dell’anima”. Lev Tolstoj non era mica un fesso. Attraverso il suo reale attivismo aveva capito con cent’anni d’anticipo dove andava a parare la gloria umana. Questo assioma socialmente utile, rapresenta la sintesi biografica di un uomo caparbio: Antonio Conte.
Ma ormai lo sanno anche i quattro venti: dietro a un grande coach, c’è sempre un grande staff.
Abbiamo scambiato quattro chiacchiere calcistiche con un fedelissimo del Fantastico one: Tiberio Ancora, trainer e curatore dell’alimentazione del Chelsea (ma anche del Torino).
“Eravamo al mare, a Porto Cesareo, spiaggia Tabù. Il mister, sapendo che mi occupavo di allenamento fisico e alimentazione, mi confessò che avrebbe voluto introdurre la mia figura professionale nel suo staff. Antonio ci ha visto lungo su quella che è la mia figura. Mi disse, “se cresco io, tu crescerai con me”, e da allora non ci siamo più lasciati. Sono stato in tutte le piazze in cui lui ha allenato, Bari, Siena, Bergamo, alla Juventus e in Nazionale. All’inizio nessuno faceva quello che facciamo noi, oggi abbiamo fatto scuola, perché in tutte le grandi squadre ormai c’è una figura simile alla mia”.
Tiberio Ancora ci ha spiegato subito, senza fronzoli, qual è il segreto vincente del Conte allenatore, confermando tutta la bontà filosofica che traspare all’esterno:
“La semplicità. L’equilibrio che mister Conte riesce a dare passa dalla tranquillità che trasmette alla squadra. Lui in questo è molto bravo, perché trasmette intensamente la sua identità. Un’identità fatta di grande passione, volontà e determinazione, che viene assorbita dai calciatori. Perché se alla base non ci sono i valori umani, non ci sono certezze. E poi a livello tecnico c’è la cura maniacale del dettaglio, attraverso la preparazione, l’alimentazione e la supplementazione”.
Un vero exploit quello del Chelsea in questa stagione, ma il trainer della squadra ci spiega come il primo impatto sia stato difficile, con una partenza davvero in salita:
“All’inizio in pochi ci credevano, siamo arrivati in un ambiente diverso dalle nostre abitudini. Il Chelsea poi veniva da un decimo posto, ma con la stessa rosa abbiamo fatto qualcosa di straordinario. Siamo stati bravi a farci seguire e curare ogni singolo dettaglio in ogni fascia della squadra. Adesso siamo meritatamente i Campioni d’Inghilterra”.
I valori umani e il rigoroso rispetto di questi è una base di partenza solidissima. Ancora spiega che in tutte le piazze da cui è passato, Conte – assieme al suo staff – ha fatto breccia nei cuori:
Certo non è da tutti farsi seguire completamente da top player dalla storia pesantissima. La disponibilità che essi danno allo staff è uno scambio virtuoso, perché anche il più grande fuoriclasse può sempre migliorarsi andando oltre i propri limiti:
“Lo fanno perché se vogliono rimanere a quei livelli non bisogna fare calcoli. Al di là dei guadagni c’è una competizione vincente dentro di loro, e quindi stando a quei livelli questi fenomeni non devono accontentarsi mai. Non può tramontare il prestigio di considerarsi ed essere considerati sempre al top. Bisogna costantemente cercare attraverso il dettaglio la massima condizione fisica. Perché quando il livello tecnico-tattico si equivale, è il dettaglio che fa la differenza. E un po’ come la Formula Uno, dove il millesimo determina chi vince”.
Ebbene sì, la ricerca del dettaglio. E quel dettaglio, evidentemente, nel team Conte è la cura maniacale della preparazione fisico-organica di ogni singolo player. Tiberio Ancora ci spiega nello specifico il suo lavoro, che spesso fa la differenza:
“Non serve fare lo scienziato, ma attraverso la semplicità farsi seguire. Cerco di curare la massima efficienza fisica e organica per mettere il calciatore nelle migliori condizioni, sia durante la settimana sia durante la partita. Il mio compito è quello di fare sempre il “tagliando” ai calciatori, un po’ come quando fai il tagliando alla macchina, per renderli efficienti sempre”.
“Queste valutazioni io le faccio sette giorni al mese in tutti i mesi dell’anno. Attraverso dei parametri da me indicati, entro i quali i calciatori devono starci assolutamente. Nel momento in cui escono fuori da questi parametri devo farli rientrare, e quando ci stanno dentro devo farglieli mantenere”.
“Mantenere questi valori significa mantenere la massima efficienza fisica e organica. Poi mi confronto con il mister e con gli altri preparatori, e si riesce a capire attraverso questa collaborazione se il giocatore è nella massima condizione possibile. E tali percentuali di composizione corporea possono permettergli di andare oltre i limiti e vincere con intensità la partita”.
“La Premier attualmente è il campionato migliore del mondo. Tutti i talenti più forti sono qui. Adesso con gli investimenti che ci saranno in Italia c’è la speranza di tornare ai fasti degli anni Novanta. In Italia ci sono ottime squadre, però se vai a vedere il valore della Premier League nelle prime 7-8 squadre ti fa paura. Ci sono i migliori giocatori del mondo. Poi ci sono staff di altissimo livello, vedi i Klopp, i Guardiola, i Mourinho, i Pochettino…”.
Intensità costante, fame incontenibile ed estremo eclettismo in campo. Ancora ci spiega esplicitamente come Mandžukić, ad esempio, sia il prototipo del calciatore moderno:
“Il calcio moderno non prevede più l’attaccante che deve fare solo l’attaccante. Il terminale offensivo è il primo difensore. Il bomber croato della Juventus ne è l’esempio. Non esiste l’attaccante statico che rimane lì, tipo Giroud dell’Arsenal, che è un ottimo giocatore, ma che raramente fa venti minuti come si deve, perché non partecipa all’azione della squadra”.
D’altro canto il professionista blues ci indica come probabilmente il numero 9 più forte del mondo sia proprio un suo giocatore, insospettabilmente visto, dall’interno, come un “buon pazzo”:
“Diego Costa è uno che si sacrifica; è anche un giocherellone. Però nel momento in cui inizia la partita si mette l’elmetto e va a fare la guerra. Giocatore sanguigno, caliente, ha uno spirito di adattamento ai ritmi della squadra e alle diverse situazioni tattiche che lo rendono il più forte al mondo. Un bomber completo”.
“Ho tanti ricordi. Sono riuscito a vivere i momenti d’oro del Brindisi, del Martina Franca, del Nardò dove abbiamo vinto il campionato. Ho vissuto da protagonista le vittorie di queste città essendone stato il capitano. Un ricordo bellissimo anche di Tricase e di tutte le altre. Tutte queste piazze le ho vissute a 360°, da leader, e ancora oggi ci sono tifosi che mi scrivono a vent’anni di distanza, e questo mi dà i brividi”.
Andare oltre il muro spinoso dei propri limiti. Curare ogni dettaglio del proprio essere per raggiungere traguardi impossibili. Conquistare umanamente l’affetto di chi condivide i tuoi spazi e lavora per lo stesso obiettivo. Accendere ogni giorno un’anima passionale e insaziabile.
Ecco le leggi biologiche e spirituali dello staff vincente per eccellenza. Proprio quelle che Antonio Conte e Tibero Ancora hanno sdoganato in tutto lo Stivale, e da venerdì notte, anche in tutto il Vecchio Continente.
Chapeau, salentini orgogliosi, uomini di campo mai domi, reali d’Inghilterra.
This post was last modified on 14 Maggio 2017
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