Svegliarsi la mattina con una voglia sfrenata di calcio, sentire dentro di se le potenzialità per poter insegnare qualcosa a ragazzi che intendono seguire le parole del loro maestro, del loro mister. Da lui apprendono la fatica e il senso del sacrificio, apprendono la voglia di correre dietro ad un pallone ma al contempo, durante gli allenamenti soffrono vistosamente i carichi massacranti che vengono imposti loro da quel sergente con una sigaretta sulle sue labbra che tiene come sua migliore amica. Quella continua nicotina che solletica le sue papille gustative stimola il suo cuore e le sue idee nel creare schemi e moduli dove la corsa e la velocità devono essere al primo posto e dove, ovviamente, segnare più dell’avversario deve esser il credo dei ragazzi che si allenano per questo. Oggi signori, è il compleanno di Zdenek Zeman, oggi il Boemo compie 70 anni.
“Alcuni giocatori si lamentano che li faccio correre troppo? A Pescara vivo sul lungomare, e ogni mattina alle 6 vedo un sacco di persone che corrono. E non li paga nessuno.”
Il suo calcio offensivo prevede un dispendio di energie notevole da parte dei suoi giocatori che sin dalla preparazione estiva caricano sulle loro gambe chilometri e minuti. Spesso si è assistito a gente svenire e sentirsi male sotto allo sguardo di un impassibile Zeman che ovviamente negli anni non ha mai cambiato stile di allenamento. Chiedere conferma a Marcelino Matuzalem ai tempi di Napoli che dichiarò: «Mai corso così tanto in vita mia.Mi sono arreso e l’ho spiegato a Zeman: dopo un mese di vacanza, con appena un paio d’allenamenti sulle spalle, è difficile reggere una partenza tanto sparata. Avverto dolori dappertutto. Sulla stessa scia di pensiero l’allora trenino della fascia di centrocampo Jankulovski:«Dei metodi di Zeman avevo sentito parlare nel mio paese e mi ero preparato a soffrire. Eppure sono a pezzi lo stesso, dopo aver affrontato tanti chilometri di corsa in pochi giorni.” Forse è proprio per questi suoi metodi che le soddisfazioni più grandi le ha avute con i giovani i quali avevano struttura fisica e voglia nettamente superiore ai giocatori “maturi”.
Zeman ha spesso nel corso della sua carriera avuto numerosi dissidi con la Juventus denunciando l’uso di farmaci nello sport. L’ 11 settembre 2004 dichiarò:“Ho seguito il processo (ndr, quello sull’abuso di farmaci nelle squadre di Serie A) con grande tristezza. Atleti sani imbottiti di psicofarmaci, antidepressivi, medicine per malattie cardiologiche e neurologiche. Se la Juve è colpevole, bisogna toglierle i trofei vinti in questi anni perché non le spetterebbero”. Il Boemo si è spesso scagliato anche contro i giocatori Juventini di quegli anni a partire da Vialli per arrivare ad Alex Del Piero, tutti rei secondo lui di assumere farmaci illeciti che ne alteravano le prestazioni.
“Ho letto sul “Giornale” che dicono che Zemanlandia è sparita. Mo’ ce la faccio vedere io…”
Nella stagione 2011-2012 venne chiamato alla guida del Pescara dal presidente Sebastiani per una salvezza tranquilla nella serie cadetta. Zeman, avendo a disposizione giovani pronti a seguire il loro maestro riguardo ad ogni cosa, riuscì a conquistare il primo posto del campionato portando i delfini in serie A. Grazie a lui sbocciarono giocatori come Verratti, Insigne ed Immobile che oggi sono ricercati dai maggiori club europei. 90 gol fatti e 55 subiti, questi i numeri di quel Pescara che rappresentava alla perfezione quell’idea di gioco del Boemo. Ricordando il periodo di Pescara l’attuale centrocampista del Psg Verratti dichiarò riferendosi ad Immobile: “A Pescara lui segnava sempre un paio di goal a partita. Poi, alla ripresa, il mister mica lo elogiava: gli ricordava tutto quello che aveva sbagliato. ‘Immobile, sei la rovina di questa squadra‘, era ormai un tormentone. E noi giù a ridere. Non voleva che mollasse la presa“. Zeman con i giovani ha sempre avuto un grande feeling.
“Io senza calcio non sto bene. Fosse per me arriverei a morire in tuta, a novant’anni, all’aria aperta, a insegnare pallone a qualche ragazzo che avesse ancora voglia di starmi a sentire”, e forse sarà proprio così oppure no perchè in fin dei conti non importa quanti gol si subiscono nell’arco di 90 minuti perché per vincere basta sempre segnare più dell’avversario.
Auguri mister
Emanuele Giubilei
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