Conoscendolo, oggi, a poco più di 24 ore al ko del suo Atleti contro il Villareal, sicuramente avrà poca, pochissima voglia di festeggiare. Anzi, siamo assolutamente certi che, in questo momento, Diego Pablo Simeone sia molto più impegnato in analisi tecnico-tattiche della sconfitta contro il Submarino Amarillo che nello scartare regali o spegnere candeline.
Lo sanno bene a Madrid, ma lo sanno bene e benissimo nella Roma biancoceleste e nella Milano neroazzurra. La quale, ancora oggi, spera di accoglierlo nel futuro prossimo. Ma che, nonostante le dichiarazioni al miele di qualche tempo fa, dovrebbe ancora una volta vedere rimandato il suo ritorno dalle parti di San Siro. Perchè no, non è bastato neanche un assegno in bianco, posto sotto i suoi occhi imperturbabili a far vacillare Diego.
Il quale, prima di riflettere sul futuro, aspetta, come solo un condottiero fa, l’ennesimo doppio Derbi madrileño. Ancora una volta, contro il Madrid. O meglio, contro
finaliste.
Ma, tornando al Cholo, siamo certi che, per quanto importante, non sarà una semifinale europea a decretarne la leggenda. Anche, semplicemente, perché Diego Pablo
Prima calcando, con l’immancabile generosità tipicamente argentina, il prato verde, esaltando sia i suoi tifosi che i semplici amanti del calcio. Poi sedendosi in panchina. Insegnando un metodo magari poco spettacolare, ma estremamente letale e difficile dal fronteggiare. Nel nome della garra argentina. Nel nome del cholismo o, se preferite, en el nombre del Cholo, Diego Pablo Simeone.
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