Ultimo aggiornamento 12 Aprile 2017 22:00 di
PEPITO ROSSI – Il dramma dell’attaccante italo-statunitense inizia il 26 ottobre 2011, sul prato del Santiago Bernabeu: siamo al 60esimo minuto di Real Madrid-Villareal, Pepito si accascia al suolo dolorante. La diagnosi è una sentenza che lo porta a passare 559 giorni lontano dal rettangolo verde. Nel mezzo il trasferimento alla Fiorentina, con cui ritorna in campo a maggio 2013. Sei mesi da protagonista in maglia viola, prima del nuovo stop: nel derby toscano contro il Livorno, un’entrata horror di Leandro Rinaudo manda nuovamente ko il ginocchio di Rossi. Il recupero, stavolta, è più breve: in appena quattro mesi, il numero 49 è già in campo. La sfortuna, però, non ha intenzione di abbandonarlo. Alle porte della stagione 2014/2015 è il legamento collaterale a cedere, costringendolo a star fermo per un altro semestre. Neanche il ritorno in Spagna, al Celta, ha permesso a Rossi di riprendere serenamente la carriera: dopo la tripletta di sette giorni fa contro il Las Palmas, quasi a voler cancellare i primi mesi da comprimario in Galizia, l’ennesima terribile diagnosi a stroncare le speranze di rinascita. KEVIN STROOTMAN – L’olandese sembra esser, dal canto suo, uno dei pochi casi di giocatori in grado di uscire dal tunnel, nonostante le tante difficoltà e ricadute sofferte. Il suo calvario inizia a marzo 2014, durante la sfida fra la sua Roma e il Napoli. Oltre alla rottura del legamento crociato anteriore, gli viene diagnosticato un possibile interessamento del menisco. Kevin sarà costretto a saltare l’imminente Mondiale in Brasile e, praticamente per intero, le successive due stagioni con i giallorossi. Due le operazioni, dopo la prima ricostruzione, necessarie per vedere Strootman, finalmente, tornato ai suoi livelli. ROBERTO BAGGIO – Qui, invece, parliamo di un caso estremo, ma all’opposto. Il “Divin Codino” si lesiona il legamento crociato con la maglia del Brescia, durante la semi-finale di Coppa Italia fra le rondinelle ed il Parma. Siamo ad inizio febbraio del 2002. A pochi mesi, quindi, dal Mondiale nippo-coreano. Baggio si rende protagonista di un recupero record, rientrando in campo dopo appena 81 giorni. Non basterà, in ogni caso, nonostante le tre reti siglate dopo la sua guarigione, per meritarsi una chiamata del c.t. azzurro dell’epoca, Giovanni Trapattoni. ANTHONY RÉVEILLÈRE – Altrettanto incredibile la storia del francese, passato anche da Napoli durante l’era Benitez. Ai tempi della sua militanza con la maglia dell’Olympique Lione si procura, in occasione della sfida al Paris Saint Germain del 22 novembre 2008, una lesione al legamento crociato anteriore. Decide, tuttavia, di recuperare in modo anomalo, scegliendo di non sottoporsi ad intervento chirurgico e riesce a tornare in campo ad inizio aprile. SERGIO ASENJO – Siamo davanti al caso di uno dei giocatori più sfortunati della storia. Tre le maglie cambiate dal portiere spagnolo a partire dal 2010: prima l’Atletico Madrid, poi il passaggio in prestito a Malaga, il rientro ai colchoneros ed infine l’arrivo al Villareal. Nel mezzo, quattro infortuni al legamento crociato, di cui l’ultimo patito nel corso della sfida contro il Real Madrid, lo scorso 27 febbraio, poi persa 2-3, in seguito ad un contrasto di gioco con l’attaccante blanco Karim Benzema. CLAUDIO MARCHISIO – Paradossale la storia del giocatore bianco-nero: nel corso di un ritiro con la Nazionale a marzo 2015, a Coverciano, si infortuna al ginocchio. I primi esami, effettuati dallo staff medico azzurro, evidenziano la rottura del legamento crociato, scatenando un’aspra polemica fra la Juve e il c.t. Antonio Conte. Pochi giorni dopo, invece, diverse altre risonanze smentiscono completamente la prima diagnosi, limitando lo stop dai sei mesi previsti a poche settimane. Neanche un anno dopo, tuttavia, in occasione di uno scontro di gioco con Franco Vazquez del Palermo, il legamento cede, e stavolta per davvero: per lui operazione chirurgica e addio a Euro2016. MATTIA PERIN – Sfortuna doppia, invece, per il portiere nativo di Latina. Prima la rottura del legamento del ginocchio destro, in occasione di Sassuolo-Genoa, nella scorsa stagione. Poi, ad inizio gennaio, è il crociato anteriore sinistro a saltare, costringendolo nuovamente ad un lungo stop. Un destino beffardo per Mattia e per il suo Genoa, che ora più che mai avrebbe bisogno delle sue parate e del suo carisma. ALESSANDRO FLORENZI – Sono passati circa duecento giorni dal primo infortunio del terzino romano ma, purtroppo, la nefasta sensazione, per lui e per tutti i tifosi romanisti ed italiani in generale, è che ce ne vorranno almeno altrettanti per rivedere le sue sgroppate in fascia. La ricaduta del suo ginocchio, lo scorso febbraio, a qualche settimana dalla sua ipotetica completa guarigione, è stata la notizia che Luciano Spalletti e Giampiero Ventura non avrebbero mai voluto ricevere. THIAGO ALCÁNTARA – Una carriera, quella del canterano del Barcellona, sicuramente ricca di successi e soddisfazioni personali. Che, tuttavia, sarebbero potute essere addirittura maggiori se il classe 91’ non fosse stato tormentato da continui infortuni al ginocchio: tre, dal 2013 al 2015, le lesioni consecutive al collaterale, capaci di fermare l’attuale centrocampista del Bayern per quasi un anno intero. Fisico delicato, legamenti vero punto di debolezza per il figlio d’arte nazionale spagnolo. FERNANDO REDONDO – La vicenda riguardo al suo infortunio è abbastanza bizzarra. Dopo il suo passaggio dal Real Madrid a Milan, per la cifra di 25 miliardi di lire nell’estate del 2000, si ruppe il legamento crociato anteriore nel corso della preparazione estiva con i rossoneri. Qualcuno, negli anni, ha addirittura ipotizzato che ciò possa essere accaduto a causa di una caduta sul tapis-roulant. Nessuno chiarirà mai la cosa, ma l’unica certezza restano le sole 16 apparizioni in quattro stagioni per l’argentino, entrato nel cuore dei tifosi milanisti per essere, nel 2003, arrivato ad auto-sospendersi lo stipendio fino alla completa guarigione. DANIELE GALLOPPA – Calvario infinito anche per l’attuale centrocampista della Carrarese, una vita spesa a difendere i colori del Parma. Tre le operazioni subite per ricostruire quel crociato così instabile, saltato per ben tre volte: la prima, nel 2010, in occasione di un’amichevole fra i ducali e lo Shakhtar Donetsk. Due anni dopo, ad ottobre 2012, la ricaduta, durante un Parma-Sampdoria. Rientrato a fine marzo, si appresta a riprendere il proprio posto nel centrocampo gialloblù nella nuova stagione sportiva ma, ancora una volta, è friendly match, contro il Marsiglia, a stroncarne le speranze. ARKADIUSZ MILIK – Storia azzurra recente: l’erede designato di Gonzalo Higuaín riesce da subito ad imporsi nel cuore dei tifosi del Napoli, siglando sette reti reti nel primo mese e mezzo di stagione. La dea bendata però decide di voltare le spalle al polacco il cui ginocchio cede, proprio con la sua Nazionale, nel corso della partita contro la Danimarca, valida per la qualificazione a Russia 2018. Per lui rottura totale del crociato anteriore e stagione compromessa: nonostante sia rientrato a metà febbraio, non ha ancora inciso come fatto in precedenza, anche, viste le parole di qualche tempo fa di Sarri, per i postumi del grave ko.
Calcio e infortuni : un binomio che, vista la natura stessa di questo sport, non può che essere tristemente imprescindibile. Uno dei più temuti, fra tutti, è la lesione, o rottura, del LCA, ovvero del legamento crociato anteriore. Più che una diagnosi, infatti, si tratta di una vera e propria sentenza, con la sospensione per almeno sei mesi dell’attività sportiva.
Pochissime sono, infatti, le storie di rientri lampo , veri e propri miracoli della medicina sportiva, con giocatori in grado di riprendere l’attività in meno di quattro/cinque mesi, nonostante l’evoluzione delle cure e degli strumenti in materia.
Tantissimi, come detto, i grandi calciatori che hanno dovuto fare i conti, conditi da risultati e recuperi differenti, con questo delicatissimo tipo di guaio fisico: scopriamoli tutti in questa gallery.