Ultimo aggiornamento 29 Marzo 2017 10:40 di
Immaginate che una mattina vostro figlio si alzi dal letto, magari dopo una serata trascorsa insieme al cinema a vedere quei film – ormai “collaudati”- di supereroi che tanto appassionano grandi e piccini, e con gli occhi ancora pieni di sonno e la voce rauca vi dica: “Papà, papà, stanotte ho capito che non c’è bisogno di indossare una maschera per essere supereroi. Nel calcio ho visto tifosi che chiamano eroi i loro beniamini. Nel calcio ho visto Davide Moscardelli!” E’molto probabile che dopo queste parole possa corrervi un brivido lungo la schiena – il che sarebbe del tutto lecito – ma, fingendoci degli Sherlock Holmes alle prese con la scienza della deduzione e scomponendo fino in fondo la questione, forse un briciolo di verità potrebbe emergere.
Che i miti e gli eroi del nostro mondo siano altri è fuor di discussione, ma le affinità, apparentemente celate e prive di fondamento, che intercorrerebbero tra un uomo in maschera e il calciatore italiano potrebbero essere molto più percepibili di quanto non sembri. Innanzitutto l’attaccante e capitano dell’Arezzo porta una maschera “somatica”, che è un tutt’uno con il suo volto: la barba, adesso più folta rispetto ad un tempo, è ormai un marchio di fabbrica di casa Moscardelli ed è ciò che ha permesso al giocatore di diventare uno dei figli prediletti del web o, in altri termini, virale. Ma a differenza del supereroe che, come vuole spesso il copione, subisce da giovane un trauma che lo segnerà nel tempo e che darà vita al processo di metamorfosi culminato proprio con la maschera, Mosca ha deciso di vestire questo abito tardi, probabilmente come simbolo di consacrata maturazione.
Proprio quella che, dopo tanti alti e bassi in Lega Pro e Serie B, dove di tanto in tanto ha deliziato il palato anche dei più fini intenditori con giocate fuori dal comune, ha trovato nel 2010 in massima serie con i clivensi prima e la Dotta Bologna poi. Le sue esperienze in serie A, nonostante condite da gol di pregevole fattura, non gli permetteranno di imporsi nettamente: qualcosa gli impedirà di spadroneggiare, pronta a gettare nel dimenticatoio tutto ciò che aveva seminato. Mentre la caduta appare inesorabile, il richiamo del rischio attira l’eroe a Lecce, in una piazza calda, bollente che necessita di un nuovo mentore per rialzarsi dopo le ferite subite. E’ l’occasione che rende l’uomo ladro e Davide la coglie al volo: rinasce e si trasforma in SuperMosca. In Puglia e in Toscana, con l’attuale esperienza all’Arezzo, Super-Mosca mette le ali e, come il migliore dei supereroi, inizia a volare: rovesciate, tiri al volo, conclusioni di precisione diverranno la normalità, proprio come le ragnatele per Spiderman. L’acrobazia contro il Prato, l’eurogol che ha deciso il derby contro il Livorno e la fine prodezza che ha steso la Pistoiese sono i pezzi pregiati di un repertorio incantato, magico, soprannaturale.Se la grandezza degli eroi è quella di trasformare in oro la mirra, allora Davide Moscardelli ha tutti i requisiti necessari per effettuare una tale stregoneria.
Osvaldo Soriano, celebre giornalista e scrittore sportivo, diceva che “il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce”. Ebbene, il mistero di Super-Mosca non è stato chiarito ancora del tutto ma, proprio come dei bambini, rimaniamo ancora esterrefatti dalle sue giocate, come se fossero qualcosa di non ancora definibile. E se cosi fosse, allora vostro figlio aveva ragione.