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Denilson: il doppio passo in una carriera ad intermittenza

Un pallone come amico, come unico amico con il quale far impazzire gli avversari. Muoversi più veloce della luce con quelle gambe che ad ogni finta corrispondeva un boato del pubblico in visibilio per quelle giocate pazzesche. Incubo dei difensori avversari, poesia per gli amanti del calcio che a cavallo tra gli anni 1999 e 2000 videro in campo un giocatore che, dalle giocate e dalle movenze, si pensava potesse diventare il calciatore brasiliano più forte di sempre. Essendo mancino, il fantasista ha sempre prediletto giocare sulla fascia sinistra. Ripeteva spesso il suo “doppio passo” in serie lunghissime al fine di ingannare i difensori avversari. Il suo nome era Denilson de Oliveira Araújo, noto a tutti semplicemente come Denilson.

Chi di noi da piccolo giocando per le strade con il pallone tra i piedi, emulando questo campione non si è ritrovato ad urlare da solo: “Denilson!”? Anche nel film di Aldo, Giovanni e Giacomo Così è la vita  venne citato questo campione nel momento in cui un Giovanni incravattato, con l’intento di riconsegnare il pallone a dei bambini esclamò il suo nome facendo delle finte sopra di esso. Questo tanto per far capire come andasse di moda emulare questo talento a quei tempi sulle copertine di ogni sogno giovanile.

Tutti noi abbiamo sempre visto questo giocatore con gli occhi di chi vede per la prima volta qualcosa di assurdo. Un innamoramento fulmineo. Le sue finte ridicolizzavano gli avversari, peccato che questo giocatore non diede mai la “spinta” decisiva a quella che poteva diventare la carriera di un vero fuoriclasse. Per lui il calcio era solo passione e divertimento ed è per questo che la sua carriera da astro nascente divenne ben presto una favola incompiuta terminata nel 2010.

Eppure gli inizi promettevano tutt’altro…

LA NASCITA DI UNA STELLA

Cresciuto nel San Paolo nel 1994 indossò la casacca della squadra brasiliana per 4 anni incantando il mondo con le sue giocate che allora sembravano addirittura esser superiori a quelle dei vari Ronaldo, Ronaldinho e Kakà.  A 19 anni debuttò in Nazionale e tutta europa si innamorò di questo gioiellino che con disinvoltura si liberava degli avversari come un cielo estivo si libera dalle nuvole che promettono temporali improvvisi. Venne preso a sorpresa dal Betis Siviglia per 32 milioni di euro, ma questo investimento, con conseguente contratto fatto firmare a vita al ragazzo (si parlava di 12 anni!) si rivelò ben presto un clamoroso flop.

IL DECLINO E IL SOGNO MONDIALE INFRANTO 

Il suo calcio era solo ed esclusivamente fatto di quelle giocate che agli occhi di molti sembravano esser solo frutto del suo egocentrismo e del poco altruismo nei confronti della squadra e nel giro di 2 anni il Betis retrocesse anche a causa degli investimenti sbagliati dell’allora presidente del club Manuel de Lopera. Venne mandato in prestito al Flamengo per fargli respirare aria di casa sperando potesse ritrovare lo smalto dei bei tempi ma non fu cosi, tant’è che una volta tornato a fine prestito in spagna andò al Bordeaux, dove sembrava esser tornato il giocatore di un tempo.  Il giovane non voleva perdere il pass per il Mondiale in Germania, ma la stagione positiva non riuscì a convincere lo staff brasiliano capitanato dall’allora allenatore Parreira che gli incolpava come sempre di esser troppo discontinuo e di utilizzare sempre delle giocate fine a se stesse e non utili in ambito di squadra. Va ricordato però che Denilson nel 2002 vinse con la casacca verdeoro il mondiale in Corea del Sud e Giappone!

I VIAGGI IN CAMPIONATI MINORI

Iniziò così il suo peregrinare da squadra in squadra che lo vide calcare i campi in territori tutt’altro che importanti sotto il punto di vista calcistico. Il giocatore, seppur giovane, giocò gli ultimi anni della sua carriera in arabia saudita nella stagione 2006-2007 per poi trasferirsi in america nella stagione successiva. Tornato al Palmeiras complice anche una condizione fisica tutt’altro che positiva non riuscì a ritrovare le giuste motivazioni per poter tornare ancora una volta ad essere il giocatore che un tempo incantava il mondo e una volta terminata la stagione, andò a giocare prima in una squadra di terza divisione brasiliana per poi andare in vietnam e in grecia. Chiuse la carriera nel 2010.

Erma Bombeck diceva: “Quando sarò di fronte a Dio alla fine della mia vita, spero che non mi sarà rimasta nemmeno una briciola di talento, e che io possa dire, “Ho usato tutto quello che mi hai dato”. Denilson il suo talento non lo utilizzò mai completamente ma di fronte a Dio, almeno noi,  potremo dire di aver esclamato almeno una volta nella vita, con il pallone tra i piedi, il suo nome.

Emanuele Giubilei

This post was last modified on 28 Marzo 2017

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