Ultimo aggiornamento 17 Marzo 2017 17:11 di admin
Quando si ha un pallone tra i piedi le cose che possono essere eseguite sono molteplici.
O si esegue un tiro preciso, o si interviene sul pallone in maniera scomposta oppure come nella maggior parte dei casi, lo si tiene tra i piedi e quel che succede, succede..
Nel caso di un giocatore in particolare la cosa da fare con questa sfera era solamente una: inventare. Giocate fantastiche oppure reti incredibili, da centrocampo o dal dentro l’area, da calcio di rigore o su punizione… nulla cambiava, il suo sinistro faceva paura.
Oggi è il compleanno del “Chino” Alvaro Recoba, forse uno dei maggiori talenti passati per Milano ma che non hanno avuto a causa della discontinuità la carriera e i trofei che avrebbero meritato. Il cielo quando è estate a volte ha delle nuvole che ti rabbuiano i pensieri e tu non aspetti altro che queste passino, in montagna spesso la neve ti sorprende lasciandoti meravigliato per poi esser sciolta dal sole che compare all’improvviso. Questo giocatore uruguaiano era così, quando era in giornata non ce ne era per nessuno, quando il suo sinistro invece decideva di esser troppo stanco per deliziare i tifosi, tornava nell’anonimato.
IL RICORDO VENEZIANO
A Venezia lo ricordano ancora con amore, quel giovane ragazzo che in 19 presenze fece 11 reti nella stagione 98-99 contribuendo alla salvezza della squadra. Quel Venezia aveva giocatori che oggi possiamo solo ricordare con nostalgia, come Maniero che in una intervista si aprì il cuore raccontando del Chino: “In quella squadra si parlava più il dialetto veneto che l’italiano: Pavan, Dal Canto, De Franceschi, io. Una squadra di veneti. La nostra parlata – o con le buone o con le cattive – veniva assimilata anche dagli altri alla fin fine. E col tempo pure Recoba l’ha imparato”. Ma il Chino “accusava” le partite importanti? Come le viveva?: “Con la solita flemma. Era tranquillissimo, sempre! Non gli pesava mai. Che fosse stata l’ultima in classifica o la prima era indifferente per lui. Forse era talmente forte a livello psicologico che sapeva come sarebbe andata a finire. In quei sei mesi non ha mai sbagliato una partita penso”. Personaggio unico.
MORATTI, MANCINI E L’INTER
All’Inter sotto l’ala protettrice di Moratti riuscì a siglare gol meravigliosi, su tutti quello contro l’Empoli. Un tiro da oltre centrocampo. L’ex presidente interista alla domanda su chi amasse di più tra lui e Ronaldo rispose: “Chi ho amato di più tra lui e Ronaldo? Ronaldo era il più grande giocatore del mondo e lo ammiravamo per questo, mentre Recoba non ci aspettavamo fosse così forte. Allora forse alla fine ami di più colui che ti ha fatto la sorpresa maggiore, quindi dico il Chino”. Anche l’ex allenatore dell’Inter Mancini ebbe parole dolci per colui che venne definito da Moratti “il genio” : “Sì, lo penso anche io. Su questo non ci sono dubbi. Come tutti i geni Recoba ti fa gioire da pazzi o ti fa arrabbiare.” All’Inter 166 presenze condite da 50 reti
Ezra Pound disse: “Il genio è la capacità di vedere dieci cose dove l’uomo comune ne vede una o dove l’uomo di talento ne vede due o tre”, Alvaro aveva questa dote, aveva la capacità di guardare oltre il possibile.
Auguri Alvaro.
Emanuele Giubilei