Le emozioni dell’andata sono ancora scolpite nella mente di tutti; otto gol, un rigore parato ed una partita la quale più che calcio sembrava pallacanestro per i continui capovolgimenti di fronte. Sicuramente uno degli incontri, insieme al miracolo del Nou Camp, più sensazionali di questa Champions. Si riparte dal 5 a 3 dell’andata in favore dei Citizens, anche se il Monaco nella sua storia di rimonte incredibili ha tuttora impresso lo sgarbo fatto al Real Madrid nel 2004 quando riuscì a rimontare il 4 a 2 dell’andata in favore delle merengues, per arrivare fino alla finale persa a Gelsenkirchen contro il Porto guidato da un certo Josè qualcosa. I monegaschi devono fare a meno della loro stella, il quale con lo Special One ha avuto a che fare, Radamel Falcao, per via di un infortunio dovuto ad uno scontro riportato nella sfida di campionato contro il Bordeaux che ha preceduto l’appuntamento europeo. Il City forte del risultato cerca di difendere la sofferta vittoria ottenuta a Manchester. Insomma, i presupposti per divertirsi ci sono tutti.
PRIMO TEMPO – Jardim si presenta con uno scolastico 4-4-2, prudente e spregiudicato allo stesso tempo, Guardiola con un 4-1-4-1 offensivo. L’inizio, come giusto che sia, è tutto di marca monegasca. Nei primi dieci minuti i biancorossi squarciano la difesa inglese in due con le accelerazioni di Mbappè e i tagli di Bernardo Silva. Tant’è che già al 7′ Mbappè supera con agilità la difesa avversaria e lascia partire il tiro dalla media distanza, parato non senza patemi da Caballero, ma neanche un minuto dopo il talentino francese ha l’occasione di rifarsi dopo un affondo dalla sinistra di Bernardo Silva che serve la giovane punta, la quale non si fa tanti problemi nell’insaccare. Dopo 8′, gli “pseudofrancesi” passano in vantaggio.
Per 30′ “el equipo” di Guardiola è totalmente offline, sbiadito e irriconoscibile, assediato dal baricentro altissimo dei padroni di casa. Acmè di questo atteggiamento è il raddoppio del Monaco al 29′, dopo una triangolazione tra Lemar e Mendy sulla sinistra, quest’ultimo offre un cioccolatino a Fabinho che si trova a rimorchio per calciare così un rigore in movimento da posizione ravvicinata. E’ evidente che è la fascia destra opposta a quella sinistra della squadra del Principato ad essere il fianco scoperto per le ripartenze biancorosse, con un Sagna troppo indeciso e confuso sulle marcature e poco aiutato in copertura preventiva da Sterling. Il primo tempo si chiude con un Monaco che ha letteralmente insegnato calcio al City di Guardiola.
SECONDO TEMPO – Nella ripresa i Blues di Manchester, come dei pugili un po’ suonati, cercano di reagire al doppio fendente degli avversari. I primi minuti sono caratterizzati da una fitta trama di passaggi la quale però è troppo fine a sé stessa e sterile di conseguenza. Aguero è tra i suoi compagni quello con più voglia, ma proprio quando può timbrare il cartellino dopo una buona discesa di Sterling, si fa rubare il pallone da Raggi sul più bello, al cinquantaseiesimo. 61′: azione fotocopia di quella precedente, stesso epilogo, fascia diversa; Sanè lascia sul posto Sidibe, si accentra fino al limite dell’area piccola per apparecchiare la tavola al Kun, che però stavolta arriva per primo sul pallone ma spara alto. Il Monaco comincia a soffrire i 45′ iniziali a tutto gas, essendo in evidente debito di ossigeno, tant’è vero che al 64′ dopo una scodellata di Sagna e uno stop magistrale di Silva, da quest’ultimo arriva un passaggio comodo comodo per Aguero, il quale per la terza volta si divora il gol calciando in bocca a Subasic. Due minuti dopo è Sanè a non trovare lo spiraglio da posizione abbastanza defilata.
Il City è decisamente un’altra squadra, agevolata anche dagli spazi troppo lunghi tra i reparti del Monaco. Al 70′ il primo cambio: Jardim è costretto a sostituire il perno centrale della sua retroguardia Raggi con in classe ’96 Toure. Manco a dirlo, l’assenza di Raggi si fa sentire: il gol del City è nell’aria; Sterling dalla destra si accentra e fa partire un sinistro debole ma abbastanza angolato che mette in difficoltà Subasic che infatti non riesce a bloccare il pallone, il quale finisce sulla strada di Sanè che insacca e porta la qualificazione verso la città dei cantieri navali inglesi: 2 a 1 al 72′. Ma il Monaco non ci sta e dopo sei minuti, punizione dalla destra battuta alla perfezione da Mendy che trova l’inzuccata di Bakayoko, firmando il tre a uno favorevole ai padroni di casa. I minuti successivi sono a tinte chiare azzurre, con un assalto molto timido del City, paradigmatico è il calcio di punizione di De Bruyne battuto sulle braccia di Subasic. Per la prima volta in carriera, el profe Guardiola si ferma agli ottavi di finale. Se Cristo si è fermato ad Eboli, Guardiola un po’ più a nord.
IL PRINCIPE FELICE – Una partita che ha degnamente succeduto l’andata. La qualificazione non attraversa la Manica e rimane sulla terraferma. Guardiola segna il suo record negativo e il Monaco da piccolo principato diventa sempre più una grande realtà dello scenario calcistico europeo. Il principe Alberto, forse, almeno per questa sera, dovrebbe dare la corona al tecnico portoghese della squadra della sua città, Jardim. A proposito, portoghese era pure quello lì della finale di Gelsenkirchen, contro il Monaco. Mourinho, ecco. Adesso m’è venuto in mente. Chissà…
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