Dici Dortmund, dici Champions e pensi a Jurgen Klopp. Ma questa volta no, c’è Tuchel, il quale con lo stesso spirito prova a non far volare l’aquila del Benfica, il quale contrappropone alla variante teutonica del tiki-taka un calcio molto grintoso, a tratti anche brutto, ma incredibilmente pragmatico ed efficace nella sua crudele tattica difensiva., il tutto orchestrato dall’archetto di Rui Vitoria, che sembra aver studiato nella stessa scuola del Cholo Simeone. A lungo, durante il confronto, la tattica del tecnico portoghese sembra portare i suoi frutti, tanto che riesce a vincere inaspettatamente una partita per lunghi termini dominata dal Borussia.
PRIMO TEMPO – I lusitani nei primi 5′ di avvio sembrano poter sfondare sull’out destro con l’asse Salvio-Semedo, tanto che al 5′ Salvio, dopo un’accellerazione solitaria spara alto di fronte a Burki. Da lì in poi è dominio Borussia: dopo solo cinque minuti Aubameyang si divora un cioccolatino gentilmente offerto da Dembelè, spedendo la palla mezzo metro sopra la traversa. Più che 3-5-2 o 5-3-2, per gli amanti dei numeri, i gialloneri sembrano schierarsi in fase offensiva con un 3-4-1-2, con Dembelè che da mezzala avanza a trequartista, concedendo più profondità al duo Reus-Aubameyang. I tedeschi stupiscono per il loro baricentro sorprendentemente alto, il quale stona con la lentezza e la prevedibiltà del Benfica. Al 23′ Dembelè quasi dal dischetto trova la sagoma ingombrante del portiere biancorosso Ederson; dopo un’avvolgente manovra avviata da Reus, manovrata da Guerreiro e mancata dal diciannovenne francese. Dopo un quarto d’ora Guerreiro approfitta di un errore di valutazione in copertura di Feijsa, servendo un incredulo Aubameyang (a cosa serve la fede), facendo transitare tranquillamente il pallone nell’area piccola dei portoghesi. Il duello Ederson-Dembelè si ripete al 39′, quando Rizzoli non vede un netto fallo del primo sul piccolo talento del Borussia, anche se fuori area. Nei primi 45′, al Dortmund mancherebbe solo il gol.
SECONDO TEMPO – Il tecnico dei lisbonesi decide di inserire Augusto al posto di uno spento Carrillo sulla sinistra. Benfica completamente diverso, più propositivo e meno timoroso, forse Rui Vitoria si è fatto un po’ sentire tra un tè caldo e l’altro, tant’è che al 48′ sugli sviluppi di un corner spizzato di testa dall’eterno Luisao, il centravanti greco dei biancorossi Mitroglu porta i padroni di casa in vantaggio. Due minuti dopo e Dembelè contro chi si trova di nuovo? Ederson, che si fa trovare pronto anche questa volta. Altra chance per il Borussia, al 52′ Aubameyang ripete il copione del primo tempo: solo contro Ederson, decide di regalare un altro pallone in curva. Il popolo del Benfica ringrazia. Cinquantacinquesimo, nel giro di dieci secondi Ederson compie due miracoli consecutivi, uno sul piccolo mago Reus e l’altro su Pisczeck. Ma il gol del Dortmund è nell’aria, e ci mancherebbe. Al 57′ Rizzoli giustamente concede un rigore poi sbagliato da Aubameyang. Molto probabilmente nei prossimi giorni a Lisbona sarà presentata una petizione per la beatificazione del portiere brasiliano, anche se più che parato, il rigore è stato vomitato letteralmente dal gabonese, tanto che al 62′ viene sostituito da Schurrle. Il Borussia cerca di raddrizzare la partita, provandoci più volte ma sbattendo sempre contro il muro portoghese. 83′, anche Julio Cesar, suo rivale per un posto tra i pali, non può fare nient’altro che applaudire alla grande parata di Ederson su un tiro deviato di Pulisic. Quest’ultimo ci riprova con un tiro fotocopia del primo dopo sei minuti, ma stavolta non è necessario l’intervento dell’estremo difensore del Benfica.
BELA, FAI IL BRAVO – Il Benfica con questo risultato può partire verso la Westfalia per il ritorno con qualche speranza in più, ma il Borussia Dortmund in casa è tutt’altra cosa. Il muro giallonero, è tutt’altra cosa. Ma Rui Vitoria gongola e forse, prima di andare a casa, farà qualche preghierina al signor Guttmann, il magiaro ex allenatore della compagine lusitana il quale maledì quest’ultima augurandogli di non vincere più una coppa europea per cent’anni. Già 5 finali perse in Champions e due nella ex Coppa Uefa. Forse sarebbe il caso di parlargli, magari non di persona, ma farlo non sarebbe male.
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