Ultimo aggiornamento 12 Febbraio 2017 17:24 di
“Stavolta posso dirlo a maggior ragione, è davvero tutto, a voi la linea“. Con queste parole, alla Scala del calcio, in quel San Siro che per molti è un punto di arrivo di una carriera, Riccardo Cucchi ha concluso la sua ultima radiocronaca. Termina la sua carriera a 65 anni, dopo ben 38 stagioni passate in giro per l’Italia.
Senza aver nemmeno compiuto i trent’anni, Riccardo viene assunto dalla sede molisana della Rai (ebbene sì, esiste!) presso la quale inizia la sua lunga e incredibile avventura con la trasmissione che ha segnato più o meno tutti noi: Tutto il calcio minuto per minuto.
Chissà quanto distante deve essergli sembrato quel 19 Settembre 1982, data di Campobasso-Lecce 1-0, la prima partita casalinga della squadra molisana che ha segnato il suo esordo da radiocronista; chissà quante volte, durante i 90 minuti di Inter-Empoli 1-0, avrà pensato alle 6 Olimpiadi seguite e ai 4 Mondiali di calcio raccontati, tra cui quel rigore di Grosso che ci tiene ancora incollati allo schermo come bambini, in preda a un batticuore per paura che lo sbagli, quel maledettissimo (e al contempo benedettissimo) rigore.
Quanto orgoglioso deve essersi sentito, nel momento in cui ha pensato alla (pesantissima) eredità che ha lasciato nelle mani di un fenomeno assoluto come Francesco Repice, che lo sostituirà come prima voce della Nazionale e di Tutto il calcio.
Emozioni, ricordi, immagini di campioni che scorrono, nella mente di un ragazzo, laureato in lettere, arrivato in alto solo grazie al frutto di una professionalità fuori dal comune, che dovrebbe essere da esempio per chi crede che il giornalismo sportivo sia una trasmissione post-prima serata in cui invitare gente che il calcio non lo vede davvero nemmeno in televisione…
E poi il fischio finale, il commento post-partita e il sipario: che, per la seconda miglior voce della storia della radio italiana, dopo l’indimenticabile Sandro Ciotti, non poteva che calare nel più importante teatro calcistico d’Italia.
Grazie Riccardo; la tua voce imperturbabile di fronte alle nostre urla di gioia per un mondiale, di disperazione per una schedina persa o di frustrazione per una sconfitta durissima resterà impressa nelle orecchie e soprattutto nei nostri cuori. Goditi la tua, meritatissima, pensione!