Ultimo aggiornamento 11 Febbraio 2017 18:06 di
Il nome Max Pincione può far pensare ad un errore di battitura; si potrebbe pensare inoltre ad un nome d’arte di un cantante, o di un comico. In realtà, Massimiliano Pincione detto Max, è il presidente della società F.C Grosseto. Termini che, in questo momento, vivono tra molti dubbi.
ORGANIGRAMMA DISASTRATO
Nel sito ufficiale della squadra, alla voce società compaiono solo cinque elementi: un presidente, due segretari, un addetto stampa ed un responsabile organizzativo. Nella voce riguardante la prima squadra invece, compaiono molti giocatori svincolati prima dell’inizio del 2017. Questo perché, al termine dello scorso anno, l’intera rosa del Grosseto, che lamentava i mancati pagamenti degli stipendi, venne completamente svincolata, costringendo i ragazzi della juniores a disputare le partite per non perderle a tavolino. I risultati sono stati disastrosi: due punti negli ultimi due mesi, una media perfetta di tre gol subiti a partita. Ma questa è solo la parte “sportiva”, c’è ben altro.
ILLUSIONI
Ad inizio stagione, il Grosseto aveva la grande occasione di essere ripescata in Lega Pro: era praticamente tutto pronto, ma all’ultimo momento Max Pincione si ritira: qualcuno pensa male, qualcuno fiuta la puzza. Viene allestita una squadra dell’ultimo momento, che deve trovare amalgama in poco tempo, ma le circostanze sono difficili: si pensa più ai tribunali che al campo, e dopo la cacciata dei giocatori, l’elenco delle imprese pincioniane ha dell’incredibile.
PINCIONE CONTRO TUTTI
Il Grosseto sembra che abbia la tendenza a non pagare i suoi fornitori: notizia di poco tempo fa la chiusura dei rubinetti dell’acqua nello stadio e nel campo d’allenamento. In settimana era arrivato anche lo sfratto dallo stadio, ordinato dal giudice dopo il contenzioso con il comune, che vanta un discreto credito nei confronti del club biancorosso (dovere di cronaca segnalare che fino a domenica la squadra potrà scendere regolarmente in campo, senza sapere però in cosa consista il futuro). E rimanendo in tema di acqua, come non citare la causa con l’ex d.g Rodolfo Mirri, a cui è stata riconosciuta la vittoria “premiata” con il pignoramento delle lavatrici dello stadio Zecchini?
CAOS SENZA FINE
La società, per mano del timoniere Max Pincione, ha sempre parlato di campionato di vertice, di credere in questa squadra e di avere fiducia nel futuro; la realtà vede Grosseto al penultimo posto nel campionato di serie D, e sembra solo questione di tempo prima di raggiungere l’ultima posizione e/o la retrocessione in Eccellenza. Non sono bastati quattro diversi allenatori nei primi cinque mesi del campionato, e neppure il quinto allenatore stagionale (ovvero il preparatore dei portieri) sembra poter fare miracoli.
LA RABBIA DEI TIFOSI
La tifoseria è arrivata a sperare di fare tabula rasa di una squadra che conta più di 100 anni di vita: la maggior parte vuole il ritiro della squadra dal campionato per evitare ancora figure barbine a ragazzi ancora teenager. Prestazioni (ma soprattutto odio puro nei confronti della società) che hanno portato anche i più appassionati a disertare le partite, sia in casa che in trasferta. Nei mesi scorsi la rabbia ha portato ad atti di una certa rilevanza: un palo segato prima della partita con il Ligorna, giocatori aggrediti, ed il caso più curioso, che sta scatenando l’ira dei tifosi in queste ore.
L’ANSIA DI AGOVINO E I DASPO
Il 24 gennaio, dopo l’esonero di mister Bifini (in precedenza allenatore della juniores) viene richiamato in panchina Massimo Agovino, allenatore per le prime due partite del campionato. Il tempo di arrivare ad allenare la squadra e un improvviso attacco d’ansia lo costringe ad allontanarsi da Grosseto. Da quell’episodio la società fa arrivare sei denunce (ed altrettanti daspo) a sei tifosi della curva nord (Agovino ha dichiarato in una intervista che il comportamento dei tifosi è stato esemplare). Già in precedenza Max Pincione aveva palesato, attraverso comunicati dalla madre patria New York, di ambiente destabilizzante, che vuole la fuga della presidenza, arrivando a dire che il clima ostile è stato fomentato dalla giunta comunale.
C’E’ QUALCUNO CHE GUARDA?
La sostanza, e il pragmatismo, dicono che la situazione attuale è assolutamente insopportabile, non solo per la città di Grosseto, ma per tutti quelli che vogliono credere in un mondo pulito, in cui si parla chiaro e non ci si nasconde dietro a giochi di ruolo, magie ed illusioni. Nel recente passato abbiamo vissuto situazioni come quella di Parma e Pisa, e nonostante tutto continuiamo a viverne, come dimostra il caso Grosseto e altre realtà sconosciute ai più (come ad esempio Foligno e Chieti).
IL TEMPO DELLE SPERANZE E’ FINITO
In Maremma però, si sta affondando nel ridicolo: non si può ancora parlare di squadra in fallimento perché, tecnicamente, le cause in corso si protrarranno ancora per molto tempo (anche se nella città molti vantano crediti nei confronti del F.C. Grosseto), ma tutto fa pensare ad una società assente, giocatori abbandonati a loro stessi, un futuro composto da un nulla cosmico e il tutto nell’indifferenza generale. Se esiste una vigilanza nel mondo del calcio, che si metta in moto: in Maremma sta piovendo da tempo sul bagnato. Anche se i liquidi, in ogni senso, stanno per finire.