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Djibril Cissé: l’addio al calcio della pantera nera

“Non è forte colui che non cade mai, ma colui che cadendo si rialza”, in brevi termini questa può essere considerata la frase totem di un ragazzo che ha dovuto nella sua carriera rialzarsi dopo tremendi infortuni.

La sua voglia di calcio e di gol ha fatto sì che tutto questo non diventasse solo un bel ricordo giovanile, ciò che sarebbe potuto essere considerando tutto ciò che dovette sopportare questo atleta nella sua carriera.

«Il mio corpo non mi sostiene più, non posso andare oltre. A gennaio verrò operato all’anca, non sono più in grado di giocare a calcio ad alto livello e ho deciso di smettere».  Con queste parole, il calciatore Djibril Cissé, ha dichiarato terminata la sua avventura nel mondo del calcio.

Attaccante potente e dallo spiccato senso del gol, Djibril poteva giocare indistintamente anche come ala sia destra che sinistra del campo. Un giocatore al quale si chiedeva però di tener a freno il suo carattere “difficile”, un tipo tosto che

non le mandava di certo a dire. Sempre pronto a metterci la faccia in qualsiasi confronto, sia con il destino beffardo che troppo spesso gli voltò le spalle sia contro chi lo definiva un giocatore finito dopo i suoi infortuni.

Il suo corpo interamente tappezzato di tatuaggi ricorda ogni istante della sua vita calcistica e privata fatta di passione per la musica e per la moda.Calciatore folle, ed è per questa sua follia che i tifosi non smetteranno mai di amarlo.

Iniziò a farsi conoscere al grande calcio all’Auxerre di Guy Roux per poi passare al Liverpool nell’estate del 2004. Nell’ottobre dello stesso anno accadde l’impensabile. Quando in una giornata di sole stupendo il cielo inizia a coprire i sogni con nuvole colorate di odio e sfortuna, hai poco da fare se non accettare quello che potrebbe accadere. Il francesee subì un tremendo infortunio: doppia frattura di tibia e perone della gamba sinistra dopo uno scontro di gioco nella gara contro il Blackburn.

Operazione, riabilitazioni e cure per poi rientrare alla grande.. Tutto troppo bello per essere vero, tutto troppo reale per poter raccontare il lieto fine di una storia che ancora doveva conoscere la parte più tetra del racconto. Infatti dopo esser tornato a giocare a grandi livelli, un altro drammatico incidente, stavolta prima dei Mondiali del 2006, con la Francia: nel corso dell’amichevole con la Cina, si rompe ancora tibia e perone, stavolta alla gamba destra.

Il luccichio che la sua stazza emetteva agli occhi di chi lo guardava iniziò col tempo a farsi sempre più lieve, difficile da intravedere. Tornò in Francia, a Marsiglia, poi di nuovo in Inghilterra (al Sunderland) e in Grecia, al Panathinaikos. Qui sembrò esser rinato tanto da riuscire finalemente a giocare in Italia, con la maglia della Lazio riuscendo a mettere a segno 5 reti in 27 presenze. Poi tornò in Ighilterra al Qpr per poi concludere la sua carriera nel Bastia dopo aver giocato una stagione al Al-Ghafara e al Krasnodar.

Ebbe molta considerazione come calciatore anche da Campioni che addirittura lo consigliavano come acquisto alle proprie società, come fece Totti che lo indicò come l’attaccante ideale che sarebbe servito alla Roma per conquistare nel 2003 nuovamente lo scudetto.

Il cielo ora è meno scuro, il peggio è solamente un ricordo che rimarrà chiuso in un cassetto per il resto della vita. Un cassetto fatto di sofferenza e grida ma anche di consapevolezza, quella consapevolezza che lo fece rialzare più volte e sempre più forte di prima, con quella grinta che la si osserva solo negli occhi della tigre, quella tigre che lui tenne dentro per tutta la carriera.

“Essere un calciatore è stato bellissimo. Il pallone ha rappresentato tutta la mia vita, purtroppo ora devo annunciare questa decisione. Ora con la stessa passione che ho avuto per il calcio voglio dedicarmi alla musica e alla moda. Voglio mettere cuore e anima nella mia nuova carriera da DJ e sviluppare il mio marchio di abbigliamento. Ringrazio tutti per il sostegno”.

In bocca al lupo Djibril.

Emanuele Giubilei

redazione

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