Ultimo aggiornamento 17 Maggio 2017 11:24 di
33 anni, una valigia piena di ricordi ed esperienze, discontinuità e colpi da mago. Tutto questo è Mauricio Pinilla. I numeri e le squadre parlano di un giocatore tra i tanti, uno di quelli che ha sempre orbitato nelle massime serie, ottime potenzialità, ma mai incisivo.
Non si possono negare i dati, certo. Si può, però, immaginare cosa avrebbe potuto fare senza sfortuna, senza la costante infortuni, senza i vizi, i “colpi di testa” e soprattutto con un pizzico di voglia in più.
IL SETTIMO CERCHIO
Il più forte. Era visto così agli albori della sua carriera, migliore di Zamorano e di Salas, non due qualunque. A parlare per lui i 19 gol messi a segno in un campionato appena maggiorenne, quando militava con l’Universidad de Chile.
Da quel momento in poi una ripida ed infinita discesa negli Inferi durata sette anni. Dritto nel settimo cerchio, tra gli scialacquatori. Buttare quel talento donatogli, a che pro? Quasi un decennio passato a girare per il globo senza trovare una dimora, passando il tempo tra donne e festini.
Pinilla fisicamente ha viaggiato molto, ma mentalmente è sempre stato incatenato in quel suo profondo caos mentale. Accompagnato da alcool e infortuni. Ogni drink, ogni sorso fatto scivolare giù per la gola è servito solamente a farlo diventare il nemico di se stesso.
LA MAREMMA
Tutti hanno un colpo di fortuna prima o poi, bisogna saperlo sfruttare. In questo caso si dovrebbe parlare più di redenzione che di fortuna. Mettetela come volete, la fatidica occasione arriva e Pinilla la sfrutta.
Il Grosseto, all’epoca in serie B, lo prende in prova. Nella terra che fu dei briganti trova la sua dimensione, tornando a fare quello che lo contraddistinse da ragazzo: gol. 24 in 24 presenze, una promozione sfiorata e un pass per uscire dalla sua prigione mentale staccato.
Ad oggi è ancora la sua miglior stagione, senza nulla togliere a quelle successive. Sempre a segno, senza mai superare i nove gol, buone prestazioni e qualche acciacco di troppo.
QUEL MALEDETTO CENTIMETRO
Con la nazionale ha vinto la Copa America due volte, nel 2015 e nel 2016. Due trofei prestigiosi e qualche sassolino nella scarpa in meno. Non tutti, forse, ricordano la pagina di storia che lui stesso stava per scrivere con “La Roja”.
28 giugno 2014, Brasile – Cile, Coppa del mondo. Dopo 118 minuti il risultato è inchiodato sull’1 a 1, Pinilla è in campo dalla fine dei tempi regolamentari. Corre inseguendo l’occasione della vita, cercando una giocata che possa rimanere impressa negli almanacchi del calcio e dimostrare al mondo chi sia veramente.
A un minuto dalla fine del secondo tempo supplementare ecco l’azione che stava aspettando: uno-due con Sanchez, destro dal limite dell’area e palla che si infrange sulla traversa. Tutto trema, il pubblico rimane attonito, Mau mette le mani fra i capelli.
La storia della sua vita, così vicino ma così lontano.
LA CHILENA
La rovesciata. Il suo asso nella manica, il suo tratto distintivo, la sua giocata. Più di 11 gol realizzati in questo modo, un colosso di 187 centimetri per 85 chili che fluttua in aria con una facilità disarmante.
A pensarci bene la gloria l’hai trovata, quel gol sfiorato contro il Brasile non sarebbe mai diventato il tuo più grande traguardo. Sai perché sei già nella storia? Per aver dimostrato al mondo di poter sfidare la legge della gravità, per aver dimostrato che volare è possibile.
Tanti Auguri Mauricio.